A margine delle dichiarazioni del Sindaco di Fiume – Rijeka, dr. Obersnel, su questioni storiche riguardanti la città di Trieste apparse su IL PICCOLO. Non si può ignorare questa parte di verità quando si commentano fatti storici di grande complessità e importanza.
Ai primi di maggio del 1945 con l’arrivo delle forze partigiane jugoslave non ci fu vera liberazione né furono poste le basi per l’avvento di un regime democratico e pluripartitico a Zara, a Fiume, nell’ Istria o a Trieste. Alla missione storica di aver contribuito alla sconfitta del nazifascismo in quell’area di frontiera il Movimento popolare jugoslavo, controllato dai comunisti, aggiunse a questa il grave demerito di voler imporre una dittatura comunista, con la forza e l’esercizio di violenze di ogni tipo, a danno delle libertà democratiche e dell’italianità presente in quel territorio.
L’elemento italiano veniva nel suo complesso arbitrariamente identificato col fascismo per scopi strumentali e pertanto sottoposto a ogni privazione possibile, compresa la vita delle persone. I comunisti sloveni e croati, trovarono sostegno ideale e armato per le loro aspirazioni territoriali sull’intera Venezia Giulia nel Partito comunista italiano e nel suo massimo leader Palmiro Togliatti.
A Fiume, la Società di Studi Fiumani ha ben documentato nell’opera bilingue (Italiano e croato) – Le vittime di nazionalità italiana a Fiume e dintorni, pubblicata nel 2002 e presentata a Roma e a Zagabria, come andarono le cose dopo l’avvento della nuova dittatura comunista jugoslava (oltre 580 persone uccise dalla polizia segreta dell’OZNA a guerra finita senza umana giustizia). Non si può ignorare questa parte di verità quando si commentano fatti storici di grande complessità e importanza.
Marino MICICH