Mario Tobino (Viareggio, 16 gennaio 1910 – Agrigento, 11 dicembre 1991), uno tra i più grandi scrittori del secondo Novecento.
Ha saputo con i suoi libri, trasfondere nei lettori le considerazioni, le sensazioni ed i moti nell'animo percepite, portate a riflessione, ed elaborate nella professione di medico psichiatra, di quelli che chiamava "i miei matti".
Nelle sue opere, per la maggior parte ambientate nel manicomio, ha cercato di comprendere l’umanità dei pazienti che lui amava curare con la particolare attenzione del rispetto e della dignità ; in essi, Tobino sostiene che non c’è psichiatria senza introspezione e senza immedesimazione e non c’è psichiatria senza attitudini all’intuizione e alla percezione di quello che si nasconde nel cuore delle persone, sane o malate.
La sua è stata una prolifica produzione narrativa, che gli ha permesso di vincere i premi letterari più prestigiosi nel panorama nazionale quali:
lo Strega, il Campiello, la Selezione Campiello ed il Viareggio.
Nonostante la lettura ed i successi, certificati dalla critica e dal pubblico, a causa delle sue posizioni di contrasto ai dettami legislativi , i suoi libri sulla follia, scritti nell’esperienza vissuta, sono sempre stati ignorati dal punto di vista psicopatologico.
I cosiddetti clinici hanno sempre deriso la psichiatria che si misura con le angosce e le inquietudini dell’anima.
Contrario alla legge Basaglia del 1978, che comportò la chiusura dei manicomi, in risposta Tobino scrisse "Gli ultimi giorni di Magliano" che consiglio caldamente ;
In esso si ripercorre la storia professionale di Mario Tobino, direttore del "manicomio" di Lucca quando, nel 1978, la legge 180 sancì la chiusura degli ospedali psichiatrici. Con un linguaggio terso ed elegante, egli dà voce alla propria amarezza ed allo sgomento di fronte al mistero della follia.
Dalla sua memoria emergono i ritratti delle ricoverate, con le loro sofferenze e i loro affetti, le grida selvagge e gli spersi sorrisi, ma anche i paesaggi e i personaggi dell'ospedale-città.
E insieme, riflessioni più teoriche sulla psichiatria e sugli psicofarmaci, con violente accuse professionali e visionarie utopie.
"Gli ultimi giorni di Magliano" e l'appendice con pagine tratte dal diario personale di Tobino sono testimonianze preziose del suo impegno per un'umanizzazione della psichiatria, nella convinzione che "i matti sono creature degne d'amore".
Poi, "Zita dei fiori", per rimanere in tema, è un libro imperdibile sulle vite di pazienti, sempre ambientata a Lucca, e "Il manicomio di Pechino".
Ma la follia non si lascia ingabbiare dalla nuova ideologia. Rimane impalpabile e reale, espressione impenetrabile dell’umano dolore di vivere. Affiorano dai suoi racconti, la passione per la cura, la dedizione, il sacrificio, l’attenzione, la vocazione di aiutare gli altri; è il desiderio di rendere più gradevole la vita ai malati.
Risulta un messaggio forte quello che emerge dai suoi scritti nei quali dedica molte pagine agli infermieri, il cui lavoro è oscuro, ma indispensabile.
A parte le storie di vita professionale il primo libro che ho letto di Tobino "il perduto amore" del 1979, è stato un romanzo intenso ed al tempo stesso garbato di una storia d'amore, nata in un ospedale da campo in Libia, durante l'ultimo conflitto mondiale, tra un ufficiale medico ed una crocerossina.
L'avvenire si prospetta luminoso: al rientro in Italia, i due innamorati potranno riabbracciarsi nel palazzo nobiliare di lei. Eppure è proprio allora che iniziano le difficoltà e il progressivo distacco della donna.
È un abbandono doloroso per il giovane medico, una ferita profonda. Ma gli eventi dell'imprevedibile finale sapranno riscattarne il significato, illuminando due intere esistenze. Sullo sfondo della tormentata vicenda d'amore, il clima cinico della capitale, la corruzione delle gerarchie militari, i rapporti tra gli artisti, narrati da Tobino in un romanzo che fonde tenerezza e lucidità, rimpianto e realismo.
Scomparso nel 1991, Tobino, andando controcorrente, è stato volutamente dimenticato, ma per opinione personale, merita una riscoperta per profondità d'analisi scientifica ed umana che ci ha lasciato, nelle sue testimonianze narrative, vere e proprie dimensioni e pulsioni di vita che sembrano materializzarsi uscendo dalle pagine dei suoi libri.
Gianluca RIGUZZI
Utilizzate quali fonti, recensioni per Mondadori Editore