CASA SAVOIA E LA MONTAGNA: UN RAPPORTO IMPORTANTE

Altezze e "Altezze". Una piacevole e molto ben documentata dissertazione sull'importante rapporto che lega Casa Savoia alla montagna.


I Savoia, dinastia millenaria, furono sempre legati alla montagna anche perché al controllo dei principali valichi alpini essi dovettero parzialmente i loro successi, la loro ascesa e le loro vittorie storiche e politiche fin dai tempi più remoti. Parte del territorio dei propri domini, inoltre, fu per secoli di natura alpestre e quindi il paesaggio influenzò le scelte, i caratteri e la formazione dei principi sabaudi. A questo si deve aggiungere come tale Casa avesse una predilezione per l’arte venatoria la quale concorreva a condurre i suoi membri per i monti e le cime a cavallo tra Francia ed Italia. Fu, forse, anche per questa ragione che progressivamente essi si avvicinarono alle nostre valli e successivamente all’alpinismo.  Una delle prime testimonianze della presenza di Casa Savoia è, infatti, la Casa Coatto nella frazione del Versino di Viù. La memoria storica popolare racconta che fu spesso utilizzata come luogo di sosta dai duchi di Savoia che salivano all’Orsiera, verso Lemie, per la caccia all’orso nel XVII secolo. Emanuele Filiberto tenne numerose battute di caccia nelle Valli di Lanzo salendo a Viù nel 1575 e così fece, nel 1660, Carlo Emanuele II. (1) Numerose e documentate furono, poi, le presenze di Umberto di Savoia, principe di Piemonte, nei primissimi anni ‘30 del Novecento così come il passaggio nelle valli del Re Vittorio Emanuele III nel 1939. (2)


Amedeo VIII detto “il pacifico”, duca di Savoia, ascese al Rocciamelone nel 1418. (Collezione Reggia di Venaria Reale) – La “Casa Coatto” di Viù che secondo la memoria popolare ospitò anticamente i duchi di Savoia. (Foto Karen Giacobino)


Tra i primi ad avvicinarsi all’alpinismo ci fu Vittorio Emanuele II che, in età giovanile nel 1838, raggiunse la cima del Rocciamelone con il fratello Ferdinando Duca di Genova ed il cugino Eugenio di Savoia Carignano. Un busto collocato nell’Ottocento celebra oggidì quell’impresa. (3) Il bozzetto in terracotta che lo scultore Cesare Biscarra realizzò per l’occasione fu individuato nel 2017 dai volontari del Museo Civico Alpino Arnaldo Tazzetti i quali, grazie ad una raccolta fondi, riuscirono ad acquisirlo per esporlo al pubblico e conservarlo. Anche i figli del “Padre della Patria”, Umberto principe di Piemonte futuro re Umberto I ed Amedeo duca d’Aosta e re di Spagna, ne raggiunsero la vetta nel 1859. (4) Questa montagna fu sempre cara ai Savoia ed è noto come vi salirono anche i duchi Amedeo VIII nel 1418 e Carlo Emanuele II nel 1659 con la consorte Giovanna Battista di Nemours. Nel 1923 vi salì anche Filiberto di Savoia Genova duca di Pistoia seguito nel 1928 da Umberto principe di Piemonte. (5)


Il busto di Vittorio Emanuele II in cima al Rocciamelone. (Foto Riccardo Giacobino)


Tuttavia, il più celebre alpinista, nonché esploratore e molto altro ancora, di Casa Savoia fu senz’altro Luigi Amedeo duca degli Abruzzi il quale, tra l’altro, compì la prima ascensione della sua vita nel 1892, a diciannove anni, proprio sulle Alpi Graie raggiungendo la cima Levanna Orientale e, qualche giorno dopo, quella Centrale. (6)


Umberto, principe di Piemonte, a Forno Alpi Graie al tempo delle manovre del suo reggimento.(Collezione Maurizio Lodi) – Umberto, principe di Piemonte, a Col San Giovanni di Viù con i suoi ufficiali. (Collezione dell’Autore) – Luigi Amedeo di Savoia, duca degli Abruzzi, celebre alpinista ed esploratore, in una foto alpestre privata. (Collezione dell’Autore)


La sua passione per la montagna era nata con le passeggiate che il barnabita Francesco Denza offriva a lui ed ai suoi fratelli al tempo delle giovanili vacanze estive. Del resto anche il nipote, Aimone duca di Spoleto e poi d’Aosta, salì in cima al Karakorum. Per non dimenticare, poi, le ancora più celebri ascensioni della regina Margherita e della principessa di Piemonte, futura regina, Maria Josè del Belgio che salì, tra l’altro, in cima al Cervino. Lei, figlia di Re Alberto I appassionato alpinista e noto frequentatore delle Dolomiti, perse il padre proprio in un incidente in montagna vicino a Namur nel 1934. Altre teste coronate amanti delle montagne e degli sport alpestri furono la celeberrima Elisabetta di Baviera imperatrice d’Austria, passata alla storia come Sissi, nonché l’imperatore Napoleone III con la moglie Eugenia. (7)


In chiusura mi pare doveroso ricordare il duca Amedeo di Savoia, recentemente scomparso, che fu un amante delle ascensioni e dell’alpinismo e ne celebrò il legame con la sua casa in una celebre mostra torinese nel 1998.


Alessandro MELLA


NOTE
1) C. Santacroce, Orsi e Lupi delle Valli di Lanzo in Annuario 2014 del Club Alpino Italiano sez. di Lanzo, pp.66-67.
2) C. Santacroce, S.A.R. Umberto di Savoia Principe di Piemonte nelle Valli di Lanzo – Cronache, ricordi, immagini, Società Storica delle Valli di Lanzo, 2004 e A. Mella, I Savoia in Val di Viù – Piccole memorie storiche nel cuore delle Valli di Lanzo, Canaveis – Natura, arte, storia e tradizioni del Canavese e delle Valli di Lanzo, n°35, autunno/inverno 2019, pp 73-77.
3) Non solo gli alpinisti, ma quanti hanno cognizioni geografiche delle nostre Alpi, conoscono la storica punta del Rocciamelone, che domina la valle di Susa, e che il Manzoni nell’Adelchi descrive con due versi stupendi: “Sembra di qui lunga ed acuta cima. Fendere il ciel quasi affilata, scure”. Sulla vetta di questa montagna (metri 3536) accanto ad una novera cappella, a cui ogni anno accorrono migliaia di turisti e d’alpigiani, veniva collocato dodici anni fa un busto del gran re Vittorio Emanuele II, omaggio di alpinisti ad un Re amante delle montagne. Il gelo, i venti, gli anni hanno sciupato quel monumento. Gli alpinisti però non vogliono che scomparisca quel ricordo della loro devozione al Re cacciatore e guerriero, ed hanno aperto una sottoscrizione per collocare colassù un nuovo busto in bronzo, che fra poco sarà allestito. L’inaugurazione di questo monumento, il più alto forse del mondo (…). (Gazzetta Piemontese, 5, Anno XXV, 5-6 gennaio 1891, p.1.).
4) La Stampa, 52, Anno LXVIII, 1° marzo 1934, p. 3.
5) Visione Alpine – Cesare Biscarra e la scultura piemontese tra Ottocento e Novecento, Catalogo della mostra allestita al Museo Civico Tazzetti di Usseglio, 2017, p. 38.
6) Bollettino del Club Alpino Italiano, Anno 1892, 59, Vol. XLVI, Torino, 1893, pp. 43-44 ed anche in G. Speroni, Il Duca degli Abruzzi, Rusconi, p. 30.
7) La Stampa, 251, Anno 131, 12 settembre 1997, p. 48.


Da https://civico20-news.it/cultura/altezze-ed-altezze/30/07/2024/