L'intervento del Presidente del Circolo Monarchico "Dante Alighieri - Patto per la Patria" in occasione del Convegno di Studi "Il Re Soldato per il Milite Ignoto. La riscossa della monarchia statutaria, (1919-1921)", tenutosi a Vicoforte (CN) e organizzato dal Presidente della Consulta dei Senatori del Regno Prof. Mola.
A tutti, buon pomeriggio. Consentitemi di esprimere la mia grande gioia per essere qui con voi oggi, a celebrare il centenario della traslazione del Milite Ignoto, che si concluse con la sua solenne tumulazione presso il sacello all’Altare della Patria.
Vorrei ringraziare, in primis, il Senatore chiar.mo Prof. Mola e tutti gli organizzatori di questo Convegno. Saluto e ringrazio il Senatore Cav. Ruzzier, il dott. Urizio v. Koverech. Desidero portare i saluti del Circolo Monarchico “Dante Alighieri – Patto per la Patria” che oggi rappresento.
Sappiamo che dopo la conclusione della Grande Guerra, il Parlamento del Regno approvò la legge per la sepoltura in Roma della salma di un ignoto soldato; la Commissione appositamente istituita per l’individuazione dei resti mortali del Milite, compì ogni sforzo affinché NON fosse possibile individuare la provenienza “territoriale” del Caduto prescelto; neppure il reparto di appartenenza. L’unico requisito fu quello della sua italianità. Questo elemento di assoluta indeterminatezza, unito alla casualità finale della scelta della bara, tra undici identiche, effettuata nella Basilica di Aquileia, da parte di Maria Bergamas, madre di un militare caduto in combattimento i cui resti non furono mai recuperati, consentì a tutti gli italiani di identificare una persona cara in quel militare sconosciuto: un Soldato voluto come di “nessuno” per essere in realtà percepito come “di tutti”.
Quanti giovani italiani, contadini, scienziati, operai, commercianti, artigiani, partirono volontari obbedendo alla Madre che chiamava alle armi! Penso anche a medici come il Prof. Colombo, insigne fisiatra e grande educatore, fondatore del CNGEI; penso al giovane scout e tenente Cadlolo; penso al neurologo Gaetano Perusini, al quale si deve (ma spesso la letteratura anglosassone se ne dimentica...) la definizione nosografica della Demenza di Alzheimer. Quanto dolore di ogni età, estrazione sociale, professione, trasfigurato in unico sacrificio per amore.
Sono convito che niente accada per caso. Tutto ha un suo perché, una sua causa precisa ed un suo preciso effetto. Non esistono contingenze storiche dettate dal Caos. Credo piuttosto in un disegno provvidenziale che tutto lega e tutto ordina ad un fine. Ecco perché sono certo che celebrare nel 2021 questo centenario sacro alla Patria, significhi collegarsi intrinsecamente ed essenzialmente alla celebrazione di un altro grande anniversario: il VII centenario della morte del Sommo Poeta, il “poeta visionario che fondò l’Italia”, come lo ha recentemente definito Marcello Veneziani.
La nazione, la sua lingua, i suoi confini, le sue terre, i suoi sapori, i suoi affetti e la sua spiritualità: tutto ciò che fu vagheggiato dal grande Esule, attraversò i secoli nei versi, nella musica, nei pensieri, e finalmente si incarnò nelle uniformi dei nostri ragazzi: la giovinezza, donata in trincea senza esitazione alcuna, non seccò ma fiorì e realizzò le speranze di poeti e visionari che sognarono l’unità della nostra Nazione, profumando e colorando i nostri mari, i nostri monti, le nostre colline.
In quella tomba sorvegliata giorno e notte dai nostri militari e dinanzi alla quale arde incessantemente la fiamma sacra della Patria, riposa un ignoto milite. Non sappiamo chi egli sia; ma, sebbene sia ignota la sua identità, conosciamo bene il suo eroismo che si fece sangue nella Grande Guerra.
Senza timore di retorica, possiamo affermare che egli, nel totale e volutamente preservato anonimato, diventò un archetipo eroico, il simbolo di chi seppe trascendere la propria individualità anagrafica al grido di “Italia!”. In quel nome tricolore, tanti uomini, gridarono in vita e dopo di essa: “Presente!”
In quel nome tricolore, tutti i bambini, gli anziani, le madri, le spose, le fidanzate d’Italia, piansero lacrime di libertà, di onore e di fedeltà. Che la nostra vita sia sempre degna del sangue di quell’ignoto Milite.
Giovanni FLAMMA