Dante, profeta del Risorgimento d'Italia: un viaggio monumentale attraverso parole, immagini.
IL MONUMENTALE
NEL RISORGIMENTO NAZIONALE
Il Mito di Dante ritorna in auge nel Risorgimento, dopo l’importante parentesi rinascimentale, il Sommo Poeta viene elevato “da Esempio di virtù morali a Simbolo di Unità Nazionale”.
Il processo di Unificazione Nazionale, che potremmo collocare in un arco di tempo di un Secolo, dal 1821 al 1921, ossia dai primi Moti del 1821 alla Solenne Cerimonia del Milite Ignoto del 1921, individua nella figura di Dante una Guida Fondante e Mobilitante. Nel 1821 ricorreva il 500° Anniversario della Morte di Dante, nel 1921 il 600° Anniversario. Il Primo Centenario del Milite Ignoto risulta così nel 2021 simbolicamente connesso con il 700° Anniversario della Morte del Sommo Poeta e con il 150° Anniversario di Roma Capitale.
Attraverso lo Studio dei Monumenti, dedicati a Colui che venne identificato nel Risorgimento come il fondatore della Civiltà Italica, si possono individuare delle interessanti coincidenze spazio-temporali, per nulla casuali, ma al contrario cercate e ostentate, tra gli anniversari che riguardano Dante e i momenti cruciali della Storia dell’Unità d’Italia.
Questo percorso viene reso esplicito nel Pensiero e nell’Azione di importanti intellettuali, i quali nel Risorgimento trovano in Dante un modello di riferimento valido e attuale. I punti di contatto si possono sintetizzare in tre elementi: l’esilio, la necessità di unificare l’Italia e la questione della lingua italiana. Da Foscolo a Mazzini, da Leopardi a Manzoni, da Settembrini a Pisacane, da Balbo a Gioberti, fino a De Sanctis, Carducci, Pascoli e d’Annunzio, il mito di Dante venne continuamente potenziato.
Nell’Ode Marzo 1821, scritta da Manzoni subito dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I e la reggenza di Carlo Alberto, si sottolinea la concezione manzoniana dell’Unità Nazionale, che non va intesa come semplice fatto geografico o politico, ma piuttosto come quello spirito che accomuna un popolo, che si riconosce in una tradizione linguistica, culturale, spirituale e istituzionale, “Una d’arme, di lingua, d’altare, di memorie, di sangue e di cor”. Manzoni, facendo tesoro dell’insegnamento dantesco comprende che “Liberi non sarem se non siam uni”.
Questo verso del 1821 trova il suo fondamento nel verso della Divina Commedia di Dante “Si com’ a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e i suoi termini bagna”
(Inf. IX, 113,114). Il compimento dell’Italia Unita, realizzato nell’arco di un Secolo, risulta simbolicamente individuabile nella figura mitopoietica del Soldato Ignoto.
Ripercorriamo ora la Storia del Processo di Unificazione Nazionale, attraverso i Monumenti dedicati a Dante, durante il Risorgimento. La parola Monumento deriva dal latino Memento e significa Ricordare.
MONUMENTO A DANTE. FIRENZE
Un’importante coincidenza storica riguarda il momento in cui Firenze diventava Capitale d’Italia nel 1865, ricorrendo il 600° Anniversario della Nascita di Dante. Per celebrare questa doppia ricorrenza venne eretto il Monumento a Dante in Piazza Santa Croce a Firenze.
Il Monumento fu inaugurato il 14 Maggio 1865 con una Solenne Cerimonia alla presenza del Primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II, visto come il “Gran Veltro”, insieme a rappresentanze provenienti da tutta Italia nella nuova Capitale del Regno, in un clima di grande patriottismo. La celebrazione di questo duplice evento fu definita come “la prima festa nazionale della nostra rigenerazione”.
Dopo anni di discussioni, confermate dalla canzone di Leopardi, composta nel 1818, “Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze”, composta a solo un mese di distanza dall’altra sua canzone celebre “All’Italia”, questo monumento patriottico e celebrativo vedeva finalmente la luce nel 1865.
Il progetto venne affidato allo scultore ravennate Enrico Pazzi e per la posizione si scelse un luogo, altamente simbolico, Piazza Santa Croce, dinanzi alla Basilica omonima, definita da Foscolo “Il Tempio delle Itale Glorie”, e ivi sepolto solo nel 1871. In questo luogo sacro riposano illustri italiani, come Michelangelo, Machiavelli, Galileo, Alfieri, Rossini, Gentile. Significativa risulta la presenza di due targhe dedicate ai Giovani Volontari Toscani, che combatterono fino al dono della vita a Curtatone e Montanara, durante la Prima Guerra d’Indipendenza. Nel 1921 a coronamento dell’Unità d’Italia, si scelse di realizzare il Parco della Rimembranza, proprio intorno al Monumento a Dante. Negli anni ’60 il monumento venne decentrato, e privato della solenne presenza del parco.
La statua in marmo di Carrara, raffigura Dante in posizione eretta, con l’espressione severa, interpretata come sdegno verso la dominazione straniera, incoronato d’alloro, con la Divina Commedia nella mano destra e al suo fianco sinistro un’aquila con le ali semichiuse. Sul basamento, in marmo rosso di Verona, l’iscrizione “A DANTE ALIGHIERI L'ITALIA M·DCCC·LXV”, intorno ai quattro lati sono collocati quattro leoni (marzocchi) che sostengono, ciascuno, uno scudo con incisi i titoli delle altre opere di Dante. Sullo zoccolo del Monumento, in bardiglio, sono presenti bassorilievi che raffigurano gli stemmi di quaranta città d’Italia.
Questo monumento dedicato a Dante nella nuova Capitale del Regno d’Italia, dialoga simbolicamente con il Monumento che la città di Verona dedicò al Sommo Poeta. L’inaugurazione si verificò non a caso sempre nello stesso giorno, il 14 Maggio 1865. Ricordiamo che Verona era al tempo, ancora, sotto la dominazione austriaca.
MONUMENTO A DANTE. VERONA
Il Monumento a Dante fu inaugurato a Verona il 14 Maggio 1865 all’alba, per non incorrere nell’intervento delle forze dell’ordine austriache, dal momento che il Veneto venne annesso al Regno d’Italia, l’anno dopo, nel 1866 con la Terza Guerra d’Indipendenza. Il Monumento a Dante, eretto per il 600° Anniversario della Nascita di Dante, divenne così simbolo d’Unità Nazionale e del desiderio di libertà e indipendenza dalla dominazione straniera, e rappresentò per così dire un’esplicita dichiarazione d’intenti.
Il basamento venne realizzato in marmo rosso di Verona e la statua in marmo di Carrara, stessi materiali del monumento fiorentino. Vincitore del concorso indetto nel 1863 fu il veronese Ugo Zannoni. La statua raffigura il Sommo Poeta eretto, avvolto nel lucco, in atteggiamento severo, austero, pensoso con la mano destra al mento, assorto nei suoi sublimi pensieri, e nella mano sinistra regge la Divina Commedia, come se avesse sospeso la lettura per un attimo, tenendo il segno nel libro con un dito.
Sul basamento l’iscrizione “A DANTE LO PRIMO SUO RIFUGIO”, che richiama un verso (70-72) del XVII canto del Paradiso, quando Cacciaguida preannuncia a Dante l’esilio: “Lo primo tuo refugio e ’l primo ostello sarà la cortesia del gran Lombardo, che ’n su la scala porta il santo uccello […]” . Dante si allontana da Firenze e soggiorna più volte a Verona ospite di Cangrande I Della Scala, a cui dedica il Paradiso, cantica scritta quasi per intero a Verona, in esilio.
A coronamento di queste due importanti inaugurazioni a Firenze Italiana e a Verona ancora sotto dominio austriaco, è fondamentale ricordare un altro accadimento a cui fare riferimento. Anche la città di Ravenna volle onorare il 600° Anniversario della Nascita dell’Altissimo Poeta con un evento che ebbe all’epoca una grande risonanza.
A Ravenna si verificò il “prodigioso” ritrovamento il 27 Maggio 1865 di una cassettina lignea contenente le Ossa di Dante, durante i lavori di risistemazione dell’area intorno al sacro tempio, in vista dell’importante ricorrenza. Le Ossa Dantis erano state nascoste dai Frati Minori, custodi da sempre della Sacra Tomba, temendo l’occupazione napoleonica, all’inizio dell’Ottocento.
Si formò una Commissione per verificare se le ossa appartenessero a Dante. L’esito fu positivo, ricomposto lo scheletro, fu esposto per tre giorni in un’urna di cristallo al centro del Quadrarco di Braccioforte, come una reliquia sacra. Un gran numero di persone accorsero da ogni dove. Il 26 Giugno 1865 le Ossa Dantis vennero ricollocate nella tomba settecentesca.
Anche a Napoli si intendeva onorare questa importante ricorrenza con un monumento a Dante, ma non si arrivò puntuali all’Evento. Bisognerà attendere il 1871, per onorare il Sommo Poeta in maniera simbolicamente ancora più incisiva e potente. Nel 1870 con la fine dello Stato Pontificio venne meno l’ostacolo, che era stato da sempre di impedimento al processo di Unificazione Nazionale.
MONUMENTO A DANTE. NAPOLI
Il Monumento a Dante eretto a Napoli nel 1871, anno della Proclamazione di Roma Capitale d’Italia, ebbe una gestazione molto lunga, dal 1862 al 1871. Nel 1862, dopo la Proclamazione del Regno d’Italia il 17 Marzo 1861, che vide l’annessione del Regno delle Due Sicilie all’Italia, il patriota e scrittore Luigi Settembrini, insieme a Vittorio e Paolo Emilio Imbriani, sindaco di Napoli, fondarono la Società dantesca al fine di raccogliere fondi per la costruzione del Monumento a Dante, simbolo della ormai sopraggiunta Unificazione Nazionale. I due scultori Tito Angelini e Tommaso Solari offrirono gratuitamente la progettazione e l’esecuzione del monumento.
L’inaugurazione sobria e rigorosa avvenne il 14 Luglio 1871, dopo quasi dieci anni, senza alcuna iscrizione, a causa delle divergenti opinioni sorte in seguito alle diverse tendenze del momento.
La Statua togata, era stata concepita in posizione eretta, su un imponente piedistallo, con il volto austero, nella mano destra la Divina Commedia e con la mano sinistra sollevata. Dante sembra pronunciare i versi 61-63 del XXVII canto del Paradiso, che richiamano le parole profetiche di San Pietro, “Ma l’alta provedenza, che con Scipio / difese a Roma la gloria del mondo, / soccorrà tosto, sì com’ io concipio”.
Il potere temporale della Chiesa per Dante aveva avuto inizio con la donazione di Costantino del territorio di Roma al papa Silvestro I.
“Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,
non la tua conversione, ma quella dote
che da te prese il primo ricco patre!” ( Inf. XIX, 115-117)
Per Dante la Chiesa sarebbe ritornata al suo stato di purezza solo rinunciando al potere temporale. Questo compito veniva affidato al Veltro.
“Infin che il Veltro verrà, che la farà morir con doglia”. (Inf. I, 101-102)
Il Re Vittorio Emanuele II venne identificato con il Veltro, che liberando la chiesa dal potere temporale, la restituiva alla sua vera e alta missione spirituale e nello stesso tempo si portava ordine in Italia, con l’Unità e con Roma Capitale.
“Di quella umile Italia fia salute”. (Inf. I, 105)
Inoltre se pensiamo alla Profezia del “Cinquecento dieci e cinque”, ossia del DUX, l’interpretazione si carica particolarmente di un valore simbolico.
“Nel quale un cinquecento diece e cinque, messo di Dio, anciderà la fuia”. (Purg. XXXIII, 43-44)
In numeri romani 500 sta per D, 5 sta per V e 10 sta per X, si ha la parola DUX, sommando questi numeri si ottiene 515. Nel Risorgimento questo numero 515 venne sommato al 1305, anno di inizio della cattività avignonese e probabilmente anche anno in cui questi versi furono concepiti, ottenendo il numero 1820, anno di nascita del Re Vittorio Emanuele II.
Il Monumento a Dante dunque venne investito di un forte valore simbolico, come sottolinea Luigi Settembrini, “Noi vogliamo innalzare un monumento a Dante Alighieri in Napoli. Firenze onora in lui il suo cittadino, noi onoriamo in lui il massimo degl’Italiani, che prima volle e sperò e propugnò l’unità e l’indipendenza d’Italia”.
Sul basamento è presente un’iscrizione che risale al 1932, che richiama l’epigrafe pensata dal patriota napoletano Luigi Settembrini, “ALL’UNITÀ D’ITALIA RAFFIGURATA IN DANTE ALIGHIERI 1862-71”.
La Questione Romana apertasi nel 1870 si risolverà nel 1929 sotto il regime fascista, determinante per la soluzione fu l’evento conclusivo del Nostro Risorgimento: la Grande Guerra. Anche in questo caso il Monumento a Dante di Trento fu decisivo.
CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS
OGNI VILTÀ CONVIEN CHE QUI SIA MORTA
MONUMENTO A DANTE. TRENTO
Il Monumento a Dante di Trento del 1896, concepito e realizzato nell’arco di un decennio, concentra le tendenze culturali e le energie dell’Irredentismo, divenendo un faro di Italianità.
Il 20 Maggio 1882, pochi giorni prima della morte di Garibaldi, il Regno d’Italia entrava a far parte della Triplice Alleanza, alleandosi con l’Impero Austro-Ungarico e con quello Tedesco, nella speranza di ottenere pacificamente i territori irredenti. Questo atto spinse il giovane studente Guglielmo Oberdan a maturare l’incauto gesto, divenendo così il primo eroe e martire dell’irredentismo. Questi eventi furono determinanti nell’erezione del Monumento dedicato a Dante. Come è stato evidenziato c’è sempre un nesso molto forte tra i fatti storici e l’erezione dei Monumenti.
Non dimentichiamo che proprio dall’alleanza prussiana del 1866, con la Terza Guerra d’Indipendenza, contro l’Impero Austriaco, l’Italia aveva ottenuto il Veneto, (Monumenti a Firenze e Verona 1865). E nel 1870 in seguito alla guerra franco prussiana e alla sconfitta francese a Sedan, l’Italia era riuscita a prendere Roma (Monumento a Napoli 1871).
Nelle terre irredente, verso la fine dell’Ottocento, nascevano molte associazioni al fine di difendere l’identità culturale, che vedevano la partecipazione di molti uomini illustri.
Nel 1889 per il forte impulso del poeta Giosuè Carducci nasceva la Società Dante Alighieri, al fine di promuovere e diffondere la lingua e la cultura Italiana, attraverso la figura del Sommo Poeta. La Società Dante Alighieri insieme alla Società Pro Patria partecipò attivamente all’erezione del Monumento di Dante a Trento.
La prima idea di onorare il Sommo Poeta si ebbe nel 1886. Il progetto vincitore del concorso fu quello del fiorentino Cesare Zocchi. La prima pietra fu posta nel 1893, e si avviarono una serie di conferenze per promuovere tale iniziativa, tra gli oratori l’irredentista eroe e martire della Grande Guerra Cesare Battisti.
L’inaugurazione avvenne l’11 ottobre 1896 con un cerimoniale molto sobrio e silenzioso, senza bandiere, né musiche, ma con tanto Amor di Patria.
Il Monumento è stato realizzato con granito carnicino di Predazzo e i gruppi scultorei sono in bronzo. Sul Monumento sono rappresentati tre livelli, che evocano le tre cantiche della Divina Commedia.
Al primo livello in basso è presente Minosse, giudice dei dannati. Al secondo livello intermedio è rappresentato il gruppo allegorico che richiama l’episodio di Sordello, evocativo dell’Amor di Patria. Infine al terzo livello appare Beatrice con le braccia distese e gli angeli.
“O Mantoano, io son Sordello
de la tua terra!” e l’un l’altro abbracciava. (Purg. VI, 74-75)
A sormontare l’intero, in alto, la statua di Dante, in posizione eretta, che avanza, con la mano destra sollevata a indicare le Alpi, il confine naturale dell’Italia, “Verso l’Alpe che serra Lamagna”, e a sospingere gli Italiani al grande passo. Nella mano sinistra un libro, la Divina Commedia dove è presente il famoso verso “Si com’ a Pola, presso del Carnaro ch’Italia chiude e i suoi termini bagna” (Inf. IX, 113,114).
Carducci per l’occasione scriveva un canto, “Per il Monumento di Dante a Trento XIII SETT. MCCCXXI”, che si chiude con il verso: “Ed or s’è fermo, e par che aspetti a Trento”.
Lungo la base ottogonale si può leggere l’iscrizione “A Dante, al Padre, il Trentino col plauso e l’aiuto della Nazione”. Sul lastricato si trova l’iscrizione, “Inchiniamoci Italiani, Inchinatevi stranieri, Rialziamoci affratellati nella Giustizia”.
Questo monumento, simbolo dell’irredentismo, costituisce l’ultimo fotogramma del Film dedicato a Dante dal titolo “Inferno”, realizzato nel 1911, in occasione del Cinquantenario della Proclamazione del Regno d’Italia.
Ricordiamo che nel 1911 venne inaugurato il Monumento al Re Vittorio Emanuele II, il Vittoriano a Roma. Luogo scelto dieci anni dopo, nel 1921, per la tumulazione del Milite Ignoto, ricorrendo il Cinquantenario di Roma Capitale e il 600° Anniversario della Morte di Dante. Ricordiamo che l’inizio della Grande Guerra per l’Italia nel 1915 coincideva con il 650° Anniversario della Nascita di Dante.
In uno dei mosaici presente nei propilei del Vittoriano, si trova un verso del Sommo Poeta “In questo miro e angelico templo, che solo amore e luce ha per confine”. (Par. XXVIII, 53-54)
DANTE E IL TRICOLORE NAZIONALE
Il processo di Unificazione Nazionale si svolse sotto un’unica Bandiera, il Tricolore evocativo della Divina Commedia. I colori della bandiera Italiana infatti sono gli stessi con cui Dante descrive Beatrice, quando la incontra per la prima volta nella Divina Commedia.
“Sovra candido vel, cinta d’uliva,
donna m’apparve, sotto verde manto,
vestita di color di fiamma viva”.
(Purg. XXX, 31-33)
Questi tre colori, carichi di tradizione cristiana, sono evocativi delle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità, simboleggiate da Dante con tre figure femminili, che annunciano l’incontro con Beatrice, vestite di bianco, di verde e di rosso.
“Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota;
l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa”.
(Purg. XXIX, 121-126)
CONCLUSIONE
Il Monumentale costituisce un elemento insostituibile di riferimento per quanti, all’epoca, intendevano individuare un saldo obiettivo operativo, in vista dell’Azione Futura.
In quanto in questi, a livello Simbolico, è riposta quell’energia vigorosa che sta all’origine del fare politico, in termini bellici.
Movendo da una semplice dichiarazione di intenti, si è inteso indicare una direzione. Quando si arriva a tanto, agendo in tono esplicito, è intuitivo che è l’ora dell’Intellettuale Militante.
“Secol si rinnova;
torna giustizia e primo tempo umano
e progenie scende da ciel nova.”
(Purg. XXII, 70-72)
Massimo Fulvio FINUCCI
Clarissa Emilia BAFARO