Si conclude il nostro focus incentrato sulla guerra russo-ucraina con la seconda parte dell'analisi di Leonardo Rivalenti.
La Guerra in Ucraina – Parte II
La Guerra e gli orizzonti per l’Italia a un mese dall’inizio
Se il precedente articolo si era concentrato sull’analisi della storia precedente il conflitto, in questo articolo parleremo, inizialmente, del conflitto in sé, cercando di sfatare alcuni miti spesso creati per fini propagandistici, quindi di comprendere come la guerra abbia alterato gli equilibri geopolitici del Continente Europeo ed infine, una volta fatto ciò, di comprendere la posizione dell’Italia in questo nuovo ordine Euroatlantico.
Cominciando quindi dalla guerra, essa inizia il 24 Febbraio, con il fulmineo bombardamento, da parte delle Forze Armate Russe, delle difese antiaeree, cui seguì l’invasione terrestre. Durante questa fase iniziale, l’Esercito Russo avrebbe mobilitato tra i 150.000 e i 200.000 uomini. Tuttavia, nonostante i numeri elevati, si sarebbe trattato principalmente di unità leggere e molti dei carri armati sarebbero unità datate, sebbene perfettamente operative. L’offensiva ha quindi seguito tre principali direttive: quella Sud-Nordovest: dalla Crimea verso Kherson; quella Est-Ovest, penetrando in Ucraina dal Donbass e avanzando verso Mariupol (Sud) e Kharkiv (Nord) e quella da Nord verso Sud, entrando dalla Bielorussia e avanzando verso Kiev.
Visto l’uso predominante di unità leggere, il limitato ricorso ad artiglieria e mezzi pesanti e visto un mancato bombardamento più sistematico delle posizioni, dei centri di produzione e delle infrastrutture ucraine in questa prima fase del conflitto, possiamo supporre che l’intenzione iniziale dei Russi non fosse quella di lanciare una vera e propria invasione. A riprova di ciò, l’appello lanciato dal Presidente Vladimir Putin, pochi giorni dopo l’inizio delle ostilità, affinché i militari rovesciassero Zelensky e negoziassero la pace con Mosca. Più probabilmente quindi, le operazioni offensive sarebbero state un tentativo di mettere sotto pressione Kiev, affinché accettasse le richieste Russe di neutralità. Ad ogni modo, sembra essere sicuro che l’Esercito Russo contasse di trovare il favore della popolazione nelle regioni russofone dell’Ucraina Orientale, situazione che non si è concretizzata e la cui resistenza, al contrario, ha portato al prolungarsi della guerra.
Di conseguenza, a un mese dall’inizio della guerra, nonostante un’accanita resistenza delle Forze Armate Ucraine, la situazione sembra tendere nettamente a favore della Federazione Russa. All’inizio della campagna, i Russi hanno saputo sfruttare la loro posizione geografica e l’assenza di barriere geografiche significative per attaccare, come abbiamo detto, su tre fronti, giungendo alle Porte di Kiev e minacciando di circondare le truppe ucraine nel Donbass (ricordando che l’Ucraina avrebbe dispiegato lì le sue unità migliori). In secondo luogo, le truppe anfibie Russe stanno tenendo in scacco il porto di Odessa, principale porto Ucraino e punto vitale delle linee di rifornimento per le truppe dispiegate nel fronte meridionale (regione di Kherson). Vale infine ricordare l’assedio di Mariupol, principale porto ucraino sul Mar d’Azov, che non solo è stato quasi interamente raso al suolo ma la cui conquista (ormai imminente, visto che la resistenza si concentra attorno al porto alle industrie Azovstal) porterà alla neutralizzazione di circa 14000 soldati ucraini sia dell’Esercito che del famigerato Battaglione Azov.
In questo scenario, è interessante rilevare che dalla fine di Marzo, l’Esercito Russo abbia evacuato gradualmente l’Ucraina Settentrionale. Se in questo momento risulta ancora difficile comprendere le ragioni per tale ritirata, possiamo comunque azzardare alcune ipotesi. In primis, quella della necessità di risparmiare truppe e risorse, probabilmente in vista di una maggiore intensificazione del conflitto ad Est. Tale mossa potrebbe essere giustificata dalla presa d’atto che la conquista di Kiev non porterebbe alla resa dell’Ucraina, che quindi ridurrebbe la rilevanza del fronte settentrionale, visto che tutti i principali obiettivi strategici Russi si trovano a Est e a Sud. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella di una ritirata strategica, mirata a liberare il campo in vista di un bombardamento in scala più ampia della regione e della capitale. Terza opzione, sempre legata ad un ripiegamento strategico, potrebbe riguardare l’attesa di uno sfondamento ad Est per poi lanciare una nuova offensiva da Nord. Occorre sempre ricordare che quella è una regione paludosa, in cui avanzare risulta un’impresa difficile.
Oltre a questo, bisogna comunque ricordare che la Russia continua a bombardare con successo tutte le principali installazioni logistiche ucraine. Un esempio di ciò è stata la distruzione della raffineria di Odessa, da parte della Marina Militare Russa, situazione che avrà un impatto grave sul rifornimento di carburante alle truppe dispiegate sul fronte meridionale. In maniera simile, i missili e le bombe russe hanno colpito diverse altre basi e infrastrutture strategiche ucraine nel paese, corrodendo sempre più la capacità ucraine di tenere il proprio esercito rifornito. Sebbene ad ora non arrivino notizie di situazioni simili verificatesi, sul lungo andare una situazione simile pregiudicherebbe la capacità ucraina di mantenere unità motorizzate e forze aeree operative, così come di continuare a rifornire le truppe, rendendo la resa una scelta obbligata. In questo modo, contrariamente alla mitologia prodotta dai media occidentali e ucraini, possiamo sostenere con certa tranquillità che la guerra in Ucraina stia volgendo a favore di Mosca.
Avendo appurato ciò, possiamo ora passare a discutere dei risvolti geopolitici del conflitto e di come essi stiano gravemente danneggiando il nostro paese.
In primis, occorre osservare che il cosiddetto Occidente – leggasi, gli Stati Uniti, il CANZUK, l’Europa e in misura minore il Giappone e la Corea del Sud – sia in mobilitazione totale per isolare la Russia. Infatti, non solo sono state imposte pesanti sanzioni economiche e politiche, ma almeno per quanto concerne l’Europa e l’Italia, si sta tentando una vera e propria mobilitazione per cancellare, nel solco dell’ormai dominante cancel culture, tutti i riferimenti storico-culturali Russi. Tutto questo mentre, in una maniera non troppo dissimile da quanto descriveva George Orwell in 1984, i media promuovono l’equazione Russia = Male e danno un tono manicheistico alla guerra tra Ucraina e Russia. Il tutto poi amplificato dalla crescente presenza di una diaspora ucraina in Europa e in America Settentrionale, che spesso serve da cassa di risonanza di tale vulgata.
Tuttavia, contrariamente alle speranze Occidentali, tale isolamento della Russia è rimasto circoscritto agli alleati più stretti e più obbedienti di Washington D.C. Neanche la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, checché se ne possa dire, è risultata alla prova dei fatti più di un messaggio di buona fortuna a Kiev. Infatti, paesi come la Turchia e Israele, fortemente legati alla Russia, hanno rifiutato di adottare qualsiasi sanzione contro Mosca. In maniera simile, la Russia ha trovato il sostegno della Cina e le Monarchie del Golfo hanno tutte rifiutato di interrompere i loro commerci con la Russia. Infine, l’India, nazione fondamentale per il contenimento anti-cinese, ha rifiutato le sanzioni contro la Russia, avvicinandosi invece ad essa, situazione che potrebbe incrinare la sua intesa con Washington, Canberra e Tokyo. Tale esempio è quindi stato seguito dalla quasi totalità dei paesi all’infuori o comunque a margine del sistema imperiale americano.
Possiamo così dire che le principali conseguenze geopolitiche, a livello globale, siano state:
a. La consolidazione dell’Impero Americano sull’Europa e su alcune parti dell’Estremo Oriente.
b. La consolidazione dell’asse Sino-Russo, con conseguente attrazione verso di sé di diverse potenze emergenti.
c. Indebolimento delle potenze europee, a cui si nega ora il mercato russo e che potenzialmente perderanno la fornitura di gas e altre materie prime fondamentali nei prossimi mesi.
d. Indebolimento economico della Russia, che se anche recupererà, sul medio-lungo termine, le perdite provocate dalle sanzioni, si troverà comunque a giocare un ruolo di partner di minoranza in un ormai emergente blocco eurasiatico.
Possiamo quindi affermare che il principale vincitore di questa guerra, comunque essa si concluda, saranno gli USA, riusciti nel loro intento, originato dagli scritti di Halford Mackinder, di impedire la formazione di un’intesa Euro-Russa, che annullerebbe la loro influenza sull’Europa.
Anche a livello europeo o, per usare una terminologia più strategicamente corretta, Euroatlantico, gli stravolgimenti che questa guerra ha portato non sono indifferenti. Come detto, in primo luogo sono saltati i legami economici tra Europa e Russia e con essi qualsiasi possibilità di intesa politica. Comunque si risolva il conflitto, un ritorno allo status quo ante bellum è da escludere. In secondo luogo, per quanto riguarda la difesa e la sicurezza, il Regno Unito e l’Europa Centro-Orientale hanno rimpiazzato quella Centro-Occidentale nella definizione dell’agenda, situazione resa possibile unicamente dalla supremazia USA. Prova di ciò, il prevalere della russofobia di Britannici, Polacchi ed Europei Orientali sulla linea più conciliatoria di Italia, Francia e Germania.
Tuttavia, tra queste potenze, l’Italia sembra destinata a pagarne il prezzo più alto. Infatti, se da un lato Francia e Germania riusciranno a conservare le loro posizioni di potere e, nel caso della seconda, anche ad ampliarla tramite il riarmo, dall’altro, l’Italia non ha assolutamente nessuna prospettiva di beneficio. Da potenza mediterranea, si troverà infatti adesso parte di un’alleanza, la NATO, che sarà sempre più centrata sull’Europa Centro-Orientale e sul Baltico e che guarderà al Mediterraneo come ad una regione secondaria. Incapace di difendere la sua posizione da intermediario tra sfera Euroatlantica e Russia, il Governo Italiano ha perso tale ruolo a favore della Turchia, nazione che attraversa in fase di ascesa che minaccia di occupare regioni che altrimenti sarebbero nella sfera influenza Italiana. Ciò ridurrebbe il nostro paese ad un ruolo ancora più subalterno di quello attuale. In breve, possiamo dire con sicurezza che la Guerra Russo-Ucraina segna per l’Italia la condanna ad occupare un ruolo sempre più periferico, subordinato agli interessi di altre nazioni, sulla carta alleate.
Di fronte ad un tale scenario, Roma ha come unica possibilità quella di tracciare il proprio cammino in maniera autonoma, nella misura del possibile, da simili vincoli. Non si tratta quindi di rompere con l’Alleanza Atlantica o l’Unione Europea, cose al momento impossibili, ma piuttosto di anteporre la propria agenda geopolitica a quella di terzi. In primis occorre ristrutturare la propria economia, orientandola verso il mare e verso l’Oriente, aumentando così il margine di manovra dell’Italia e rendendola meno vulnerabile alle pretese e ai ricatti delle potenze del Continente. In un simile contesto, potrebbe anche venire in nostro aiuto una rivalutazione delle Nuove Vie della Seta e una maggiore collaborazione con la Cina, sebbene essa dovrà essere accompagnata da garanzie agli USA, almeno in ambito militare e per quanto riguarda alcuni settori strategici. A livello politico-militare, il riorientamento della NATO verso nord-est implica che l’Italia dovrà accollarsi maggiori responsabilità nella regione del Mediterraneo Allargato, che riceverà meno attenzione dagli alleati. Questa potrebbe essere la grande opportunità di sviluppare nuove collaborazioni per la sicurezza nel Mediterraneo Orientale e nell’Oceano Indiano, riallacciando i legami con l’ex Impero Coloniale iniziando a contrastare l’influenza Turca nella regione.
In conclusione, possiamo dire che lo scenario della Guerra Russo-Ucraina, allarmante e disastroso com’è, rappresenti per l’Italia l’ultima chiamata da parte della Storia. Possiamo agire o perire. Nel primo caso si tratterebbe di recuperare la nostra posizione di nazione ponte tra l’Occidente ed un Oriente sempre più Eurasiatico e centrato su Mosca e Pechino. Nel secondo caso si tratta di accettare un ruolo di periferia povera e di attore secondario all’interno di un Occidente che guarderà sempre più verso nord-est. La seconda è indubbiamente la scelta più facile, ma anche la più dolorosa. Purtroppo però, sembra che lo Stato Repubblicano, usurpatore, mediocre e ora governato da un individuo che possiamo tranquillamente classificare come un nemico interno, si sia già incamminato lungo la strada del suicidio.
Leonardo RIVALENTI