Natale di Roma e Festa del Lavoro Italiano.
Oggi, 21 aprile 2021, anno 2774 ab Urbe condita, è il Natale di Roma.
Questo giorno fu proclamato festa nazionale il 19 Aprile 1923, con Regio Decreto Legge, che contestualmente aboliva la festività (invero ufficiosa) del primo maggio:
«Vittorio Emanuele III per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia, vista la legge 23 giugno 1874, n.1968; vista la legge 19 giugno 1913, n.630; udito il Consiglio dei Ministri; sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Interno, di concerto con il Ministro della Giustizia e degli Affari di Culto; abbiamo decretato e decretiamo: il 21 aprile, giorno commemorativo della fondazione di Roma, è destinato alla celebrazione del lavoro ed è considerato festivo, eccetto che per gli uffici giudiziari. È soppressa la festa di fatto del 1° maggio e tutte le pattuizioni intervenute tra industriali ed operai per la giornata di vacanza in tal giorno dovranno essere applicate pel 21 aprile e non pel 1° maggio. Il presente decreto entra in vigore oggi e sarà presentato al Parlamento per essere convertito in legge. Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare. Dato a Roma, addì 19 aprile 1923».
Il fausto e lungimirante provvedimento è denso di profondo significato storico, morale e politico.
Esso, da un lato celebra l’Italianità nel suo più ampio significato di civiltà millenaria, dall’altro ricongiunge il Lavoro alla Patria, come atto definitivo di superamento del socialismo antipatriottico.
Il primo maggio, emblema dell’opposizione internazionalista tra capitale e lavoro e del presunto insanabile contrasto tra le varie forze della Nazione, viene spazzato via in un sol colpo dal 21 aprile, emblema dell’unità e della concordia di tutte le forze produttive e sociali nel solco immortale della Romanità millenaria.
Il Governo Nazionale constatò infatti che la Grande Guerra era stata in grado di sviluppare in tutto il Popolo d’Italia, senza differenza di classe o di cultura, una rinnovata e “profonda coscienza delle energie e del lavoro individuale”, come ebbe a dire alla Camera dei Deputati l’allora Capo del Governo Mussolini.
Celebrare ciò era diventato perciò un dovere.
Ma il giorno del primo maggio si rivelava inadatto all’uopo, dimostrandosi antitetico alle necessità spirituali della Nazione Italiana. Infatti quell’infausta data nasceva da uno sciopero americano per poi essere sfruttata a fini propagandistici dai sovietici e da tutte le internazionali più o meno rosse. Certo era anche possibile depurarlo rinnovandolo completamente, come fecero in seguito altre Nazioni.
Tuttavia l’Italia volle cercare una nuova data da opporre a quelle viete, scalmanate e divisive celebrazioni: una data che fosse tutta nazionale e tutta volta a ricongiungersi, sempre citando il Duce, ai “ricordi della nostra storia e del genio della stirpe”.
E quale data migliore se non il 21 Aprile, che è il giorno fatidico in cui l’Italia, con la fondazione di Roma, inizia il suo duro ed entusiasmante lavoro di costruzione di una civiltà?
Quella data ci rimanda ad Enea, figliuol d’Anchise che venne di Troia poi che’l superbo Ilion fu combusto[1], che fu de l’alma Roma e di suo Impero ne l’empireo ciel per padre eletto[2].
Ci rimanda a Romolo e Remo e quindi ai Re di Roma, ai Consoli, alla Roma dei Cesari e dei Papi, poiché l’Urbe, a voler dir lo vero, fu stabilita per lo loco santo u’ siede il successor del maggior Piero[3].
La Lupa Capitolina, Musei Capitolini, Roma
Questa giornata è e sarà sempre la vera Festa del Lavoro Italiano rappresentando lo sforzo continuo della stirpe per edificare la Patria e costruire una civiltà che possa continuare ad illuminare il mondo.
Alme Sol, possis nihil urbe Roma
visere maius![4]
Allegoria della Gloria di Roma,
celebre dipinto di Nicolas Poussin,
collezione privata
Vittorio VETRANO
Immagine del titolo: Fondazione di Roma, celebre affresco (1939-40) di Giorgio Quaroni che si trova a Roma, nel Palazzo degli Uffici.
[1] Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto I, vv. 74-75
[2] Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto II, vv. 20-21
[3] Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto II, vv. 23-24