A Gorki Leninskie muore Vladimir Lenin (22 aprile 1870 - 21 gennaio 1924). Il suo corpo fu imbalsamato ed è tuttora esposto in un apposito mausoleo ai piedi delle mura del Cremlino. Pseudonimo di Vladimir Il'ic Ul'janov, Lenin fu il fautore della rivoluzione d'ottobre che creò un futuro catastrofico per la Russia.
Per comprendere ciò su cui interverremo occorre fare un passo indietro, un balzo che arriva direttamente al 1870, anno della nascita di Vladimir ''il rivoluzionario'', anno in cui, il masso iniziò a staccarsi dalla montagna.
Da questa data, il secolare impero Russo che ebbe i gloriosi natali nel Rus' di Kiev, per poi passare a Novgorod, San Pietroburgo ed infine Mosca, iniziò il suo conto alla rovescia che portò lo Tzar Nicola II Romanov ad essere martire della monarchia russa.
Da quella data infausta, mille anni di tradizioni e di storia si affievoliranno di più ogni giorno che passerà, lasciando sul terreno la scia del corpo martoriato della cultura e della Madre Russia.
La nascita e l'attività di Lenin avrebbero, dunque, sepolto per sempre l'immensa e travagliata storia della Russia, dai primi Rus', alla dinastia slavo-scandinava Riurik che principiò l'unità della Russia conquistata, in seguito con vigore dalla dinastia Romanov, che detenne il trono fino al 1917, partorendo grandi sovrani come i Grandi Pietro e Caterina II, Alessandro III ed a suo modo Nicola II.
Non è forse questo il più grande crimine di cui Lenin ed il comunismo da lui generato, si sarebbero macchiati?
Partiamo dal principio.
La Russia del primo ventennio, governata dallo Zar Nicola II, era indecisa e debole economicamente e politicamente; del resto il suo imperatore, tutto voleva tranne che ricoprire tale carica, e la sua mite pacatezza debole, lo portò ad essere incapace di reprimere una rivolta, o tenere a freno i propri ufficiali.
Va detto infatti che durante la rivoluzione del 1905, fu repressa nel sangue, senza che lo Zar ne sapesse nulla: l'ordine di sparare sulla folla non fu suo, in quanto stava dormendo altrove.
In questo stato di caos in cui lo Zar cercava di rendere più liberale l'impero fornendo una debole Duma, Lenin che era stato un brillante ed intelligente studente figlio di genitori entrambe ferventi monarchici, iniziò il suo progressivo lavoro per l'annientamento della monarchia.
Ancora sotto lo Zar Alessandro III, visse in famiglia con la quale divideva una vita tranquilla immerso negli studi, prospettando un futuro repubblicano e proletario per la Russia.
I suoi ideali, come quelli del fratello Alexander, erano decisamente sovversivi ed un regime repressivo come quello di Alessandro III, non concedeva incontri non autorizzati dalle amministrazioni governative imperiali, a cui andava esposta richiesta.
Si abbandonarono in ritrovi intellettuali di frodo utilizzando manoscritti vietati ed elaborando materiale sovversivo, fino al giorno in cui, nel 1887, la polizia zarista arrestò la sorella Anna ed il fratello Alexander per cospirazione.
La sorella fu considerata innocente ed estranea ai fatti mentre il fratello, confessò senza alcun timore e senza chiedere la grazia: fu impiccato assieme ai suoi quattro compagni di sedizione.
Questo fatto scosse non poco la sua esistenza già sovversiva, e lo divenne ulteriormente quando durante un'ennesima assemblea non autorizzata all'università di Kazan, la polizia di Alessandro III fece irruzione arrestando tutti gli studenti.
Giunto in Europa, l'incontro con il capitale di Marx, seguito dai viaggi in Svizzera e Francia, lo accrebbe nelle sue idee rivoluzionarie e letali.
Il masso che si era staccato dalla vetta della montagna, ora rotolava giù per il pendio.
Al suo ritorno in Russia, all'incoronazione del Santo ortodosso Nicola II, Lenin ed altri componenti del suo gruppo di rivoltosi e sediziosi, furono arrestati e deportati in Siberia in quanto recarono con sé pubblicazioni non concesse dallo Zar.
Ormai il masso rotolava dalla ripida discesa dei monti Urali, inesorabilmente, e non si sarebbe mai arrestato.
La rivolta del 1905, lo scoppio della prima guerra mondiale ed in particolare la sconfitta di Gorlice-Tarnlow, causò il definitivo collasso dell'impero per opera del “redivivo dalla Siberia”.
Da qui in poi, mille anni di Russia sarebbero stati eliminati per sempre con un sol colpo di spugna, o di fucile.
Il baule dove la antica, religiosa e tradizionalista monarchia venne rinchiusa, era stato ormai imbrattato di rosso sangue su cui svettava i tirannici falce e martello.
Ma il masso continuava ancora la sua discesa sanguinosa verso l'oblio.
Lenin ed il suo governo monopartitico in cui il Soviet era al comando dello stato, fecero collassare una già precaria Russia, in un precipizio che prenderà il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
La Russia divenne l'esempio più clamoroso della ''Facciata sociale'', ed il successore Stalin ne sarà un maestoso esempio in grado di creare un'illusione quasi teatrale che tutt'oggi è difficile da respingere.
L'idea che l'U.R.S.S. fosse una potenza ricca, militarizzata e popolare fa tutt'ora fatica ad essere recisa a trent'anni dalla sua caduta, un ''modus operandi'' che trascinerà avanti penosamente la Cina comunista.
La facciata di potenza pavoneggiata da immense parate militari in perfetto ordine e disciplina, esibizioni circensi grandiose (uniche vestigia superstiti della Russia imperiale della Zarina Anna), viaggi nello spazio, cosmonauti, l'ampia vendita di materiali bellici ai paesi nell'orbita sovietica e l'avanguardia nella ricerca nucleare e fantascientifica, nascondeva in realtà una situazione drammatica che nemmeno gli stessi Russi conoscevano a fondo.
I 2/3 della popolazione viveva penosamente di agricoltura di sussistenza, o lavorando nella più misera povertà in una proprietà statale in nome dell'uguaglianza sociale e proletaria.
Questo fu un principio effettivamente onorato dall'Unione Sovietica di Lenin e poi di Stalin: la popolazione era effettivamente uguale, tutti poveri e nullatenenti allo stesso modo, eccetto naturalmente i funzionari del Soviet.
Il comunismo Sovietico (e quello maoista) è stato per la Russia in primis e per il mondo poi, uno dei cataclismi peggiori per le popolazioni colpite dal ''virus rosso'' ma non solo, in quanto la lotta al comunismo non è mai sopita nemmeno nei paesi NATO ed occidentalisti.
Tralasciando i milioni di morti di cui il regime è direttamente responsabile, che ormai vengono dati per scontati, prendiamo il punto ''forte'' sovietico:la ricerca delle armi e del nucleare, la pesante produzione industriale a basso costo e delle città.
Il cremlino sovietico (splendida eredità zarista e creato da italiani) puntò molto sui sommergibili nucleari molto famosi ed osannati dalla propaganda di regime, sommergibili che, ironia della sorte, lo stato non era in grado di mantenere, come anche non era più in grado di rifornire di carburanti ai famigerati MIG e Ilyushin e tantomeno di finanziare i progetti spaziali specie negli ultimi anni dell'Unione Sovietica.
Il masso in discesa dal pendio degli Urali, ancora rotolava violentemente e con foga convulsa fino a sfracellarsi contro un muro di sessanta chilometri: quello di Berlino nel 1989.
La Russia comunista era ormai al collasso più totale sotto ogni aspetto, da quello tradizionale e religioso a quello militare e civile; un esercito ed una popolazione povera, affamata e silenziosa.
La Russia tanto sognata di Lenin era dunque industrializzata e potente, a Stalingrado...Mosca... e qualche centro industriale top-secret nascosto all'ombra degli antri nei monti Urali, pozzi minerali e petroliferi sparsi in uno sterminato territorio povero, contadino e medievale, che dalle steppe Ucraine giunge fino a Vladivostok.
Lo Stato fu creato da Lenin per il popolo e fu proprio il popolo a pagarne le crude conseguenze.
In ultima analisi, lo stato leninista, era di matrice atea e questo fu uno dei più colossali errori della dottrina sovietica. Stalin comprese che il popolo materiale poteva essere controllato, ma non la sua anima; un popolo devoto da mille anni all'ortodossia, non avrebbe sopportato la conversione delle chiese in granai, tanto che lo stesso dittatore concesse nuovamente il culto, seppur molto limitato, rendendosi conto perfino che uno stato senza fede non poteva esistere.
...ma ormai il sasso si era schiantato, e l'Unione Sovietica di Lenin morta per sempre...
Si dovrà aspettare il 2008 ed il governo Putin, per la riabilitazione dei Romanov e delle tradizioni russe.
E' toccato a lui, riaprire quella cassa inondata di sangue in cui le tradizioni della Russia erano segregate, ora i Romanov sono tornati ad essere ancor più amati dalla popolazione libera.
Nikolas COMETTI
Il "Barone rosso - Prussiano del Piemonte"
Foto di copertina da Russian Revolution who's who - revolutionaries (alphahistory.com)