Alcune importanti riflessioni sul 25 aprile, a cura di Giovanni Ruzzier.
25 aprile
E’ una data per ricordare Venezia, il suo Patrono San Marco con la festa popolare del “bocolo”. Quest’anno i veneziani, che in tempi normali affluivano adoranti in Basilica per il Pontificale, non udiranno i canti gregoriani accompagnati dal profumo dell’incenso e verrà loro meno anche la bella tradizione del “bocolo”, quel bocciolo di rosa rossa che tutti i veneziani, fin dai tempi della Serenissima, donano alle mogli, fidanzate, amiche.
Incombe il “coronavirus” apportatore di lutti, sacrifici, restrizioni, ma anche di coraggio, di spirito di sacrificio e senso del dovere che medici e personale tutto infermieristico e di volontariato hanno messo in atto per aiutarci a sopravvivere.
Grazie a questi “eroi” in camice bianco e mascherina arriverà per tutti la liberazione, la fine di una guerra contro un nemico tanto invisibile quanto letale.
Ecco, il 25 aprile ricorre anche la festa nazionale della Liberazione dalla seconda guerra mondiale.
Nel primo anniversario della Liberazione, il 25 aprile 1946, il Luogotenente Generale del Regno Umberto di Savoia inviò un messaggio ai Combattenti della Guerra di Liberazione. Scrisse tra l’altro: ”Allorchè tutto sembrava perduto, Voi mostraste cosa possano l’amore per la Patria e la fede nel suo avvenire”e concludeva: ””E questo l’Italia lo deve a Voi, soldati, marinai, avieri e partigiani, La Patria Vi ringrazia. Viva l’Italia””
75 anni sono trascorsi da quando il popolo italiano potè ritornare a vivere in libertà, affrancato dalle immani tragedie provocate dalla guerra, per guardare fiducioso al futuro.
In questi 75 anni, però, la festa della Liberazione è stata monopolizzata, strumentalizzata, ideologizzata solo e soltanto in versione comunista prima e fino ai giorni nostri è stata sempre appannaggio della sinistra che volutamente ha nascosto la Verità sulla guerra di Liberazione. A quella guerra concorsero militari e civili, monarchici, liberali ed una folta schiera di patrioti anticomunisti.
Come non ricordare le MM.OO.VV.MM. Edgardo Sogno Rata del Vallino, il mitico comandante Franco Franchi, il Col. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, Comandante del Fronte Militare clandestino ed il Gen. Alberto Li Gobbi Comandante la brigata Alpina partigiana Valle Strona? Tanti sarebbero i patrioti da ricordare, patrioti che vergognosamente mai vengono citati dei discorsi celebrativi.
Oltre ai tanti decorati al Valor Militare per aver partecipato alla Guerra di liberazione, c’è una schiera anonima di Ufficiali, sottufficiali e soldati che hanno fatto la resistenza inquadrati nelle ricostituite Forze Armate del cosi detto Regno del Sud, il cui battesimo del fuoco avvenne nel corso della battaglia di Montelungo.
Quest’anno, a causa della pandemia in atto, non avranno luogo le solite cerimonie celebrative e questo dovrebbe consentire a tutti e soprattutto all’Associazione nazionale partigiani d’Italia (A.N.P.I.) di ripensare la data del 25 aprile in visione prettamente patriottica. Non dobbiamo dimenticare le orribili azioni sanguinose commesse in nome della Resistenza, perché i partigiani ”comunisti” combattevano non per la libertà, ma per instaurare in Italia un’altra dittatura.
Ecco perché il 25 aprile è stata sempre una ricorrenza divisiva, lontana dal pensiero e dal cuore del popolo.
Quest’anno nello spirito di una riconciliazione nazionale mai realizzata, nel silenzio delle nostre strade, segregati per sfuggire alla pandemia che incombe, riteniamo giusto ricordare anche coloro che combatterono dalla parte avversa cui comunque, se non vogliamo riconoscere l’onore delle armi, dobbiamo loro il rispetto che meritano i Vinti.
Rimini, 25 aprile 2020
Giovanni Ruzzier