Un ricordo del patriota e martire
Di famiglia prestigiosa, Cesare Battisti nacque a Trento il 4 febbraio 1875. Anche lo zio materno, Don Luigi Fogolari, era irredentista ed era stato a suo tempo condannato a morte dalle autorità austriache e poi graziato.
Compì i primi studi nella città natia, frequentando l’Imperial Regio Ginnasio. Già all’inizio degli anni ‘90 inizia ad avvicinarsi agli ideali patriottici e socialisti, pubblicando un foglio clandestino. Da subito fu battagliero campione dell’Irredentismo, con il sacrificio quotidiano, con la parola e con l’esempio.
Dal 1893 frequentò l’Università di Graz, e precisamente la Facoltà di Giurisprudenza. Parallelamente frequentò l’Ateneo fiorentino e nel 1897 si laureò in Lettere con un saggio di geografia fisica e di antropogeografia, uno dei suoi primi lavori scientifici. Si occupò anche di studi umanistici a Torino. Iniziava però ad avere presto problemi con le autorità austriache e nel maggio del 1895 venne processato a Graz per aver disatteso la legge sull’associazionismo, a causa della sua attività più o meno clandestina di chiara marca irredentista ed antiaustriaca, come nel caso della fondazione, con Piscel, della "Rivista Popolare Trentina". Aveva altresì fondato, con Gerin e Piscel, il quotidiano socialista "L’Avvenire del Lavoratore". Fu anche tra i promotori della nascita della Camera del Lavoro di Trento, che in seguito avrebbe visto tra i principali attivisti Benito Mussolini.
Nel frattempo si appassiona sempre più alla geografia tanto che nel 1898 divenne segretario del terzo Congresso geografico Italiano in Firenze e, con Trener, fondò la rivista scientifica Tridentum. Fu perciò detto da Almagià il “Geografo del Trentino”.
Nel 1899 sposò Ernesta Bittanti, che gli diede tre figli, Luigi, Livia e Camillo (1910-1982).
Abbandonata la volontà di diventare insegnante, anche a causa dell’antiitalianismo nella scuola Austriaca, Battisti rilevò la vecchia e piccola tipografia Küpper-Fronza, trasformandola nel 1901 in Società Tipografica Editrice Trentina (STET), che curò la stampa dei nuovi periodici "Il Popolo" (quotidiano) e "Vita Trentina" (settimanale). Alla redazione de "Il Popolo" Battisti chiamò Lajos Domokos, già caporedattore de Il Lavoratore di Trieste.
Aumentato vieppiù l’impegno politico nel primo decennio del nuovo secolo, fu eletto nel 1911 Deputato al Reichsrat di Vienna per il Collegio di Trento città (il “Tirolo 6”) e nel 1914 entrò nella Dieta di Innsbruck. In tali vesti, lottò soprattutto per l’autonomia trentina, per la nascita dell’Università Italiana di Trieste e per la trasformazione di quella di Innsbruck in università bilingue.
Con lo scoppio della Grande Guerra, si fa instancabile promotore dell’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi centrali: oltre a svolgere comizi, conferenze e attività giornalistica in tutta Italia, l’8 agosto 1914 Battisti, con Larcher e Pedrotti, inviò al Re Vittorio Emanuele III un appello per l’unione del Trentino al Regno d’Italia. Sempre con gli stessi, in settembre costituì a Milano la Commissione dell’emigrazione Trentina, che raggiunse un migliaio di affiliati.
Vista l’impossibilità di adottare mezzi diplomatici, egli si convinse, con altri grandi esponenti dell’Interventismo come Corridoni e Fauro, che la lotta potesse ormai avere una sola palestra: il campo di battaglia. Pertanto il 29 maggio 1915, non appena il Ministro della Guerra concesse agli Irredenti di entrare nel Regio Esercito, si arruolò a Milano nel 5° Reggimento Alpini, come soldato semplice. Il 30 maggio partì per Edole con i volontari del Battaglione Negrotto. Con la 50° Compagnia partecipò alla ricognizione della Forcella del Montozzo.
Spirito indomito, Battisti chiese però di essere trasferito per recarsi nei luoghi dove più imperversava la battaglia e in autunno venne trasferito sull’Adamello, col grado di Sottotenente. Promosso tenente, venne trasferito a un reparto sciatori al Passo del Tonale. Il 1° novembre 1915 era sul Monte Baldo. Poi ricevette l’ordine di recarsi sul fronte della Vallarsa dove partecipò ad innumerevoli spedizioni chiave per la controffensiva Italiana, diretta non solo a contrastare l'avanzata nemica e riconquistare posizioni perdute (si era nel periodo della famosa "strafexpedition"), ma anche a proiettare le truppe Italiane fin nel cuore del Trentino.
Al fronte divenne grande amico di Dino Grandi, con cui condivise gli ideali sociali e nazionali.
Poche ore prima della cattura, Battisti e le sue Penne Nere del Battaglione Vicenza erano stati protagonisti di una grande vittoria sul Monte Corno. La notte del 10 luglio 1916 un contrattacco austriaco violentissimo segnò la fine di questo grande irredentista. Quantunque i suoi soldati lo avessero accerchiato per coprirlo, egli volle consegnarsi con grande coraggio ai nemici. Fu catturato anche Fabio Filzi.
Dopo un veloce processo tenutosi il 12 luglio, Cesare Battisti, in quanto cittadino austro-ungarico, fu ritenuto colpevole di alto tradimento e condannato a morte mediante impiccagione.
L’esecuzione ebbe luogo nel cortile del Castello del Buon Consiglio di Trento, all’alba del mattino seguente. Contro di lui vi fu da parte dell’Austria una violenta campagna denigratoria e la stessa esecuzione si svolse in un lugubre clima di odio e irrisione, che Battisti affrontò con serenità e fermezza di purissimo Eroe. Dopo di lui fu impiccato Fabio Filzi.
Al processo aveva affermato:
“Ammetto inoltre di aver svolto, sia anteriormente che posteriormente allo scoppio della guerra con l'Italia, in tutti i modi - a voce, in iscritto, con stampati - la più intensa propaganda per la causa d’Italia e per l'annessione a quest’ultima dei territori italiani dell’Austria; ammetto d’essermi arruolato come volontario nell'esercito italiano, di esservi stato nominato sottotenente e tenente, di aver combattuto contro l'Austria e d’essere stato fatto prigioniero con le armi alla mano. In particolare ammetto di avere scritto e dato alle stampe tutti gli articoli di giornale e gli opuscoli inseriti negli atti di questo tribunale al N. 13 ed esibitimi, come pure di aver tenuto i discorsi di propaganda ivi menzionati. Rilievo che ho agito perseguendo il mio ideale politico che consisteva nell’indipendenza delle province italiane dell'Austria e nella loro unione al Regno d'Italia.”
Le sue ultime parole furono:
«Viva Trento italiana! Viva l'Italia!»
Alla memoria di Battisti, il Re concesse tosto la Medaglia d’Oro al Valor Militare con questa motivazione:
“Esempio costante di fulgido valore militare, il 10 luglio 1916, dopo aver condotto all’attacco con mirabile slancio la propria compagnia, soprafatta dal nemico soverchiante, resistette con pochi alpini fino all’estremo, finché tra l’incerto tentativo di salvarsi volgendo il tergo al nemico ed il sicuro martirio, scelse il martirio. Affrontò il capestro austriaco con dignità e fierezza, gridando prima di esalare l’ultimo respiro: “Viva l’Italia!” e infondendo con quel grido e col proprio sacrificio santo, nuove energie ai combattenti d’Italia”
Per il suo sprezzo del pericolo in azioni arrischiate aveva già ricevuto una Medaglia di Bronzo, trasformata poi in Medaglia d’Argento, e una Croce di Guerra al Valor Militare.
Cesare Battisti è un Eroe immortale, per la Patria e per la stirpe millenaria. In sua imperitura fama furono eretti sia a Trento che a Bolzano imponenti ricordi. A Trento vi è il grande mausoleo sul Doss, suo luogo di sepoltura, che sovrasta simbolicamente la città; la montagna su cui venne catturato prese il nome di Monte Corno Battisti. A Bolzano, nel Monumento alla Vittoria, vi è una magnifica nicchia interna a lui dedicata, opera di Marcello Piacentini, con un busto dell’Eroe di Adolfo Wildt, affiancato da citazioni dalle XII tavole e da Tito Livio. Portano il suo nome anche la quarta galleria della famosa strada bellica delle 52 gallerie sul Pasubio, nonché moltissimi edifici pubblici, vie e piazze d’Italia.
Bibliografia
- Ferrari O. (1927), Martiri ed eroi trentini della guerra di redenzione, 2ª ed., Trento
- Mori A., Ferrari O. (1930), Battisti Cesare, in Treccani, Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Treccani