COME UNA GINESTRA

Riflessioni sul racconto di Dalila Catenaro: una storia ai tempi del Coronavirus.


Come una ginestra” è un racconto della giovane, ma già prolifica, giornalista, scrittrice e storica molisana Dalila Catenaro, vincitrice di diversi concorsi letterari a livello nazionale.

Con questo racconto la Catenaro limpidamente narra alcuni momenti di quattro ragazze nel corso del “lockdown” della primavera 2020: lei stessa, Silvia, Erica ed Alessia.

Ella, rientrata a Termoli dall’università di Teramo ove frequenta il corso di laurea in giurisprudenza, per concludere il quale le mancano quattro esami, decide di abitare in una seconda casa di famiglia per evitare il contatto con i genitori ed il fratello. Casa ove trascorre tutto il giorno tra il letto, il divano, la televisione, i libri, il computer, ma anche e convintamente con le sue amate sigarette che sistematicamente fuma sul balcone. Al riguardo la Catenaro scrive a pag. 16 del suo libro:

«[…] Durante la Settimana Santa nel mio quartiere furono montati dei megafoni e ascoltai la parola del Signore affacciata al balcone, fumando la mia solita sigaretta […].»

Silvia, farmacista e biologa, anche lei convinta fumatrice, in un’altra città abitava con i genitori, lontana dal fidanzato che a breve avrebbe dovuto sposare.

Erica, la più sfortunata, malata oncologica soffriva più per il suo male che per il COVID, ma soprattutto di solitudine.

Alessia, che con Salvatore attendeva il suo primo figlio.

Il racconto si articola poi in svariati quadri, che potrebbero tranquillamente essere ciascuno una narrazione a sé stante.

Dalila racconta il forzato cambiamento, dovuto al “lockdown” di alcune tradizioni: la festa di San Giuseppe, la Settimana Santa, la Santa Pasqua.

Ma dopo tutto ciò, a maggio 2020, c’è una vera ed autentica rinascita, anche se in molti avevano paura di ricominciare.

Per Dalila stessa sarebbe stato così se non fosse intervenuta la forza del fidanzato, a cui si era ricongiunta, a spronarla ad uscire. Scrive a pag. 22:

«[…] il suo sorriso era così contagioso che mi ricordava che eravamo dei sopravvissuti; avevamo tanto ancora da raccontare. Il nostro amore era per noi epico! Grazie a lui riuscii nuovamente ad abbandonare le mura domestiche ed insieme tornammo a sorridere al mondo […].».

E ricominciarono anche le altre.

Silvia ed Antonio si sposarono, mentre ad Alessia e Salvatore nacque una bambina, Vittoria.

Erica invece continuava a combattere con “quel bastardo” (come chiamava il suo male).

E’ un racconto molto sentito, molto vissuto, ricco di particolari, di stili e scelte di vita, che permettono al lettore di essere partecipe delle quattro storie.

In uno stile limpido, curato e molto fluido, la Catenaro ci accompagna nella tristezza del “lockdown”, delle morti negli ospedali, ma quasi non facendoci pesare ciò, ma riuscendo a trasmettere quella speranza che, con lo scorso mese di maggio, era sbocciata in ciascuno di noi (purtroppo non è stato così: una seconda ondata ha nuovamente distrutto il nostro Paese ed ora tutti speriamo nel vaccino).

E’ altresì un racconto che si legge tutto d’un fiato ed in cui si trovano amore, passione, dolore, amicizia (ma quella vera), speranza, e quindi, senza dubbio, gioia.

E’ un racconto anche ricco di belle illustrazioni, che sono di Erica e intervallano con eleganza il testo.

E’ un racconto che fa apprezzare ogni piccolo gesto, anche quello che può sembrare banale.

E’ la prima volta che Dalila Catenaro si cimenta in un libro tutto suo, dopo numerosi ed ottimi racconti pubblicati in svariate antologie. Le sue trenta pagine sembrano trecento per la profondità degli argomenti e della attenta narrazione.

Il titolo “Come una ginestra” ha un significato profondo. Infatti si tratta di un fiore che cresce in luoghi “solitari e irti”, come scrive l’Autrice, ed è destinato a morire, ma proprio nelle medesime insenature continua sempre a rinascere.

E’ Dalila Catenaro che brillantemente conclude queste mie brevi note.

Scrive a pag. 27:

«[…] Quella era la mia felicità: racchiusa in un sorriso e nascosta da tempo, c’era anche la mia rinascita.».

E sarà per ciascuno di noi così.


Gianluigi CHIASEROTTI