DOPO DUE ANNI, CHIEDIAMOCI TUTTI: “A CHE PUNTO SIAMO?”

L’editoriale del mese di febbraio MMXXII.


Probabilmente, considerando la sua formazione politico-culturale, se Giorgio Agamben dovesse leggere questo editoriale, riderebbe di cuore scoprendo che alcune sue riflessioni sono state riprese dal sito internet di un’associazione dichiaratamente monarchica come la nostra.

Tuttavia, crediamo sia fondamentale rileggere i suoi articoli, scritti due anni orsono (nei mesi dell’incipiente pandemia). Per questo, nel nostro blog, da poche settimane ribattezzato più autarchicamente “Almanacco dell’Alighieri”, abbiamo voluto riprendere due suoi pezzi già pubblicati per i tipi di Quodlibet, in cui sono contenute meditazioni essenziali di ordine etico e politico (una delle tante virtù di Agamben è proprio quella di evitare qualsiasi ingerenza in ambito medico e tecnico-scientifico) relative alla situazione di emergenza che stiamo vivendo dal febbraio 2020: riflessioni fondamentali su quella che il filosofo chiama la “Grande Trasformazione” in corso nelle democrazie occidentali le quali, cloroformizzate dalla paura e decise a rinnegare l’anima in nome della biosicurezza, stanno sostituendo i loro parlamenti e le loro costituzioni, con un dispotismo in grado di indurre i cittadini ad accettare limitazioni delle libertà senza precedenti.

Che la democrazia sia già in crisi, a nostro avviso per problemi strutturali inerenti la sua stessa natura, è un altro discorso (e, molto probabilmente, Agamben su questo punto non sarà d’accordo): l’agonia delle nostre istituzioni non è certo recente… Ad ogni modo, è sempre più palese che il sistema democratico repubblicano, per come lo conoscevamo, con i suoi pregi (pochi) ed i suoi difetti (tanti), si sta più o meno lentamente eclissando per realizzare in maniera acritica qualcosa di peggiore: il modello capital-comunista cinese (e in ciò, hanno giocato e giocheranno, sempre più, il ruolo di cavallo di troja proprio i nostrani cinque stelle…).

La prova lampante di tutto ciò è data dal fatto che la prassi della delazione è diventata l’ossatura di questo stato, come nei migliori totalitarismi. Ma tant’è.


“No-Vax” VS “Sì-Vax”

Chiediamoci anche: quanti danni hanno fatto gli opposti estremismi? Facendo nostra la brillante intuizione del Prof. Torriero, abbiamo assistito al triste scontro fra tifoserie calcistiche: da un lato i “cafoni della libertà” e dall’altro i “paranoici della paura”; il terrapiattismo complottista contro lo scientismo catastrofista; uno scontro devastante, in realtà, fra le due facce di una stessa indentica medaglia, quella del materialismo dogmatico ed oscurantista che ha travolto tanto i profani quanto, ahinoi, gli scienziati. E fra le barricate, milioni di italiani inermi, privati della logica più elementare, costretti ad assistere indifesi all’idiozia di amministratori nazionali e locali. Non dimenticheremo mai quanti danni hanno causato il duo Conte-Arcuri, mentre negli ospedali si moriva, mentre il sistema sanitario nazionale veniva definitivamente sgretolato, mentre i medici di famiglia venivano spediti al fronte con le scarpe di cartone…

Non solo la libertà è venuta meno in nome di un malinteso concetto di salute. La stessa sicurezza è stata polverizzata dall’improvvisazione colpevole e dolosa di chi avrebbe dovuto gestire l’emergenza. Quanta faciloneria, quanto pressappochismo, quanta fatua sicumera ostentata.


Navigare neccesse est, vivere non est necesse.

A che punto siamo? Quali prospettive future possiamo considerare in questi tempi difficili e confusi?  

Poniamo con insistenza queste domande ai nostri lettori, però, non solo riferendoci al contesto pandemico. A tutti coloro che credono ancora nella bontà di questa malnata repubblica, ormai stanca e rallentata nei suoi anacronistici riti chiediamo: “Quanti italiani sono ancora interessati alle elezioni quirinalizie e si entusiasmano sentendo il nome di un Mattarella o di un chicchessia futuro Presidente della Repubblica?

Mentre tutto scorre, mentre il carosello dei politicastri politicanti continua ad intrattenere l’elettorato nella sua grassa inutilità, c’è chi già sta comprando l’Italia a colpi di meschina, famelica ingordigia. La nostra nazione, piegata dai DPCM oltre che dal COVID-19, è in ginocchio ed è preda delle tre fiere di dantesca memoria.

E, come al solito, noi monarchici siamo impreparati. Noi, che dovremmo essere sempre all’altezza dell’incerta vita, perdiamo il treno delle occasioni, costantemente divisi, perennemente distratti da inutili priorità ed inevitabilmente in ritardo, su tutto. Noi, che per formazione e preparazione dovremmo cavalcare con beffarda sicurezza le onde della tempesta, siamo i primi a soccombere.

Tuttavia, andiamo avanti e non cediamo allo scoraggiamento. Cerchiamo, piuttosto, di rialzare il nostro valore, recuperiamo il coraggio, facciamo appello all’unità mettendo da parte rancori e divisioni. La nave è ancora senza nocchiero, purtroppo. Ma mentre infuria la tempesta, ciò che conta è solo navigare.

Chiedere “a che punto siamo?” non significa cedere all’ immobilismo pauroso o vile. Fare il punto della situazione significa saper riflettere con saggezza, significa saper focalizzare il problema, significa trovare soluzioni assennate. Guardiamo al futuro con fermezza serena e giojosa. Restiamo in piedi, fra le rovine.

Pesaro, I febbraio MMXXII


Giovanni FLAMMA


Immagine del titolo: motto posto alla fine del primo libro delle Laudi dannunziane.