Il mistero del motto della Real Casa di Savoia.
F. E. R. T. – UN ENIGMA INSOLUTO?
Lo spunto per il presente articolo ci è stato offerto dal fatto che molti chiedono o si chiedono le più consone spiegazioni che vengono addotte per l’interpretazione, la più credibile (storiograficamente ed araldicamente), del motto della Real Casa di Savoia “fert”.
La storiografia, ma anche l’agiografia sabauda si perdono nella notte dei tempi. Infatti parlare della nostra Real Casa è come (comodamente) parlare di oltre mille anni di storia italica, ma anche europea.
E, in tutto questo contesto, di inizi leggendari perché gloriosi, reali perché tradizionali, è giusto e doveroso inserire gran parte delle interpretazioni – attraverso le varie epoche in cui si è articolato il Casato – che sono state addotte al motto dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, che poi è appunto il motto della Casa.
La prima è la più tradizionale, cioè «Fortitudo eius Rhodum tenuit» («il suo valore conservò Rodi»).
Con essa si fa riferimento ad un’impresa1 del conte Amedeo V2, recatosi nell’isola di Rodi in aiuto dei cavalieri Gerosolimitani3 contro i Turchi4.
Su codesto avvenimento, lo storico piemontese Luigi Cibrario5 scrive: «[…] è favola quanto si narra dai cronachisti dell’aver Amedeo V difeso l’isola di Rodi […]»6.
Ma egli stesso non ne è convinto7.
Questa interpretazione la si potrebbe anche accettare in quanto Amedeo VI8, nipote di Amedeo V, istituì (1362) l’”Ordine del Collare”, di cui il motto in oggetto, come si diceva poc’anzi, ne è il cardine portante.
Il Conte sabaudo, nel 1362, dispose quindi che venissero eseguiti, in Avignone, quindici collari d’argento dorati, intrecciati di nodi d’amore e di rose, con inciso appunto il motto “F E R T”.
Il “Conte Verde” distribuì personalmente le insegne tra i cavalieri che componevano la giostra e si proclamò primo cavaliere del Collare. Amedeo, quel giorno portava i lacci d’amore e dedicava l’impresa ai begli occhi di una dama della sua corte, rivolgendo all’amata le seguenti parole: «io, il vincitore in campo aperto del Marchese di Saluzzo, sono stato vinto dalla vostra beltà e sono pronto a fare quanto volete purchè ciò possa piacervi».
I lacci d’amore, il collare di nostra dama, la parola “F E R T” formavano un’unica divisa dei cavalieri partecipanti all’impresa ed ognuno veniva incatenato alla sua dama per mezzo dei nodi d’amore, ed il fedele cavaliere per essa era disposto a sopportare ogni dolore ed ogni pena.
Ma i primi statuti dell’Ordine, lasciati dal “Conte Verde”, andarono smarriti.
Si conobbero, invece, quelli istituiti da Amedeo VIII8bis nel 1409. Ecco perché, da parte di alcuni storici, sorse la credenza che l’Ordine, creato e fondato da Amedeo VI, avesse avuto un carattere religioso e politico, conforme all’interpretazione data dagli statuti del mistico Amedeo VIII.
Secondo codesto Duca, “Notre Dame”, non fu la dama prescelta dal cavaliere, ma bensì la Santa Vergine ed i quindici cavalieri, i quindici misteri del Santo Rosario (o allegrezze di Maria). Fu quindi un lavoro di adattamento per spogliare, oseremo dire, l’Ordine della primitiva profanità.
Infatti successivamente il Duca Carlo III9, nel 1518, fece varie modifiche: aumentò di cinque il numero dei cavalieri, in memoria, sembra, delle cinque piaghe di Gesù Cristo. Poi, nel vuoto pendente formato dai nodi d’amore, vi fece introdurre l’immagine dell’Annunciazione, e quindi l’Ordine fu definitivamente chiamato “Ordine Supremo della Santissima Annunziata”.
A ciò si ricollega anche il fatto, evidente, che sullo stendardo10 delle c. d. “Guardie del Corpo”11 del Re Carlo Felice12, al centro vi era ricamata l’Annunciazione entro il Collare dell’Annunziata e sopra, in fascia svolazzante, il motto «Fortitudo eius Rhodum tenuit»; il tutto in campo azzurro13.
L’interpretazione «Foedere et religione temur» («siamo vincolati da un patto e da una fede») è dovuta al ritrovamento di codesta frase su un doppione aureo coniato sotto il regno del duca Vittorio Amedeo I14 15 e potrebbe significare l’unione (vincolo) vigente tra i cavalieri della Santissima Annunziata, i quali giuravano (ecco il patto e la fede) all’atto in cui venivano insigniti dell’onorificienza.
Ed ora vediamo delle interpretazioni successive, ma sicuramente non consone con le origini del motto “fert”.
«Filibertus Emmanuel Rex Taurinorum» («Emanuele Filiberto Re dei Torinesi») anche questo trovato su di una moneta del “Corpus nummorum italicorum”16, relativa al regno del “Testa di Ferro”.
Si pensa anche a «Foemina erit ruina tua» («la donna sarà la tua rovina»), riferendosi all’ammonimento del beato Sebastiano Valfrè17 confessore del Re Vittorio Amedeo II18, suo Real penitente ma noto amatore.
«Fides est regni tutela» («la fede è la tutela del regno») e «Frappez – entrez – rompez - tout» (dal piemontese antico: «bussate, entrate, rompete tutto») vengono citati ma non vi è alcun presupposto storiografico su cui far riferimento per l’interpretazione.
Oltre alle interpretazioni scindenti il motto lettera per lettera, vediamo brevemente quelle che considerano “fert” nel suo complesso lessicale.
Innanzitutto come abbreviazioni di “ferté” o “ferto”. La prima come voce dell’antico francese per “fermezza”; la seconda dal latino mediovale “fertonis” o “fertum” o anche “ferdonum”19. Il “ferto” sarebbe quell’unità ponderale che corrispondeva alla quarta parte del marco, o moneta di conto del valore medesimo; interpretazioni, però, che non si rifanno alle origini cavalleresche del citato Collare.
E’ quindi più attendibile, ma ancora non dimostrabile, invece, che “fert” inteso come “sopporta”.
Infatti, essendo, come abbiamo visto, il Collare adornato di nodi, ciò puo’ significare l’impegno per il carattere cavalleresco-amoroso che ebbe l’Ordine, del cavaliere che deve “sopportare” sia i nodi dell’amore per la sua dama, sia, quando assunse carattere religioso- militare, “sopportare” ogni cosa per devozione ed in onore per la Vergine (“fert crucem”).
Infine citiamo ancora il Cibrario20 il quale limpidamente scrive: «[…] è l’abbreviazione dialettica di fortitudo, saint fert, la Ferté, nomi di luoghi voltatisi» (sic) «in latino per fortitudo».
Dunque il “fert” del Collare di Savoia a prenderlo da sé, potrebbe significare “fortitudo”, forza, valore.
Per concludere, tante e svariate sono le interpretazioni da lasciare pressoché insoluta la questione, e ciascuno di noi puo’ accettarne quella più consona al proprio spirito, con il quale legge, studia e sente la Storia.
Gianluigi CHIASEROTTI
Note –
1 Impresa fors’anche non storica;
2 detto “Il Grande”, 1249-1323;
3 attualmente sono i Cavalieri di Malta;
4 1308: sono imprese che ricorrono spesso in Casa Savoia. Basti ricordare la Battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) con il duca Emanuele Filiberto (1528-1580) e la sua flotta ed il principe “europeo” Eugenio di Savoia-Soissons (1663-1736), nemico dei Turchi;
5 storico, magistrato, politico e Senatore del Regno, 1802-1870;
6 nel testo “Origine e progressi delle istituzioni della monarchia di Savoia”, Firenze 1869, parte II, pag. 83;
7 al riguardo cfr. anche Gianluigi Chiaserotti “I Savoia nel millenario del Casato”, Italia Nuova 1984, pag. 26;
8 detto “Il Conte Verde”, 1334-1383;
8bis detto “Il Pacifico”, 1383-1451;
9 detto “Il Buono”, 1486-1553;
10 copia del quale è conservato nel Museo del Risorgimento di Roma;
11 sono gli antenati dei Corrazzieri;
12 con lui si estinse il Ramo principale del Casato, 1765-1831;
13 il tradizionale colore della Madonna;
14 Vittorio Amedeo I, 1587-1637;
15 Cibrario op. cit. pag. 92;
16 catalogata dal Re Vittorio Emanuele III (1869-1947);
17 presbitero della Congregazione di San Filippo Neri, 1629-1710. Fu beatificato dal Papa Gregorio XVI [Bartolomeo Alberto Cappellari (Mauro in religione) (nato nel 1765), 1831-1846] il 15 luglio 1834;
18 fu il primo Re di Sardegna, 1666-1732;
19 voce di origine germanica trasformatasi nella lingua inglese in “farthing”;
20 Cibrario op. cit. pag. 83.
Foto di copertina: Prima raffigurazione nota del collare con l'insegna Fert (da un documento del 1382), da wikipedia