LEPANTO: LA SUA STORIA, I SUOI MOTIVI QUATTROCENTOCINQUANT’ANNI DOPO

A distanza di quattrocentocinquant’anni, ricordiamo un fatto d’arme prodigioso che caratterizzò e caratterizzerà la Storia successiva allo stesso: la battaglia di Lepanto, combattuta il 7 ottobre 1571.


Il 7 gennaio 1566 ascese al trono di San Pietro il domenicano Antonio Michele Ghisleri (nato nel 1504), che assunse il nome di Pio V (1566-1572).

Di già nell’anno della sua elezione a Sommo Pontefice, gli Ottomani tentarono un assalto della nostra Penisola dalla zona del Mare Adriatico che si estende da Pescara (l’antica Piscara) fino a Termoli (l’antica Termele), un borgo affacciato sul mare ed abitato da pescatori.

Quindi, nel 1571, gli Ottomani conquistarono le due città principali dell’isola di Cipro: Nicosia e Famagosta, quest'ultima difesa eroicamente dal veneziano Marcantonio Bragadin (1523-1571) che, dopo la resa, fu ignobilmente scuoiato vivo.

Pio V, comprendendo come l'avanzata turca rappresentasse una minaccia per la libertà dell'Europa, s'impegnò tenacemente a organizzare una coalizione tra i principali Paesi Europei Cristiani.

Sono, indubbiamente, noti i fatti d’arme relativi alla Battaglia di Lepanto – combattuta tra i militi della Lega Cristiana [comandati da don Giovanni d’Austria (1547-1578), fratello naturale del Re Filippo II di Absburgo, Re di Spagna (1527-1598), con Luogotenente generale Marcantonio Colonna (1534-1584), duca di Paliano] e quelli ottomani [comandati da Muezzin-zade Alì Pascià (+1571)], come detto il 7 ottobre 1571 – mentre è meno nota la complessa preparazione morale, politica e diplomatica della stessa, la quale ebbe inizio sin dal 1570.

Questi fatti sono venuti alla luce nel 1931, e cioè quando Alfonso Dragonetti de Torres (1864-1940) diede alle stampe il carteggio diplomatico inedito e completo [come il grande storico dei Papi Ludwig von Pastor (1854-1928) si era auspicato] fra un suo antenato, don Luys de Torres (1533-1584), Nunzio Papale in Spagna e vero artefice della costituzione della Lega, ed il Re Filippo II.

La cosiddetta causa causandi prossima della battaglia fu, come detto, l’interesse turco per l’isola di Cipro, di proprietà veneziana, e da questo evento, abbastanza locale, il Papa San Pio V intravvide l’occasione per un largo schieramento contro i Turchi in difesa delle prerogative della Cristianità.

E tutto ciò fu, senza dubbio, la prima ispirazione della Madonna, a cui il Papa era devotissimo.

Quindi Monsignor de Torres, che il von Pastor definisce «uno dei più abili e capaci in diplomazia», fu inviato direttamente da Filippo II per discutere l’adesione spagnola ad una lega con Venezia e il giorno 1 luglio 1570, il Papa ebbe i primi risultati, e cioè le istruzioni dei plenipotenziari spagnoli e veneti.

Ma tutto codesto attento lavoro fu sul punto di naufragare in quanto apparve una sostanziale riluttanza e differenza tra le due potenze (interessate e protese ai medesimi fini commerciali) nel Mediterraneo (questo era un altro dei motivi della battaglia e cioè la difesa delle vie economiche per l’Oriente).

Ma vinse ancora la perspicacia e la fermezza papale e così si giunse al 25 maggio 1571 con il  giuramento degli articoli della Lega alla presenza di San Pio V.

All’invito papale accorsero diversi principi italici ed europei.

Dal genovese Gian Andrea Doria (1539-1606) [il grande Andrea Doria (1466-1560) era il suo prozio],  allo spagnolo de Santa Cruz, dal piemontese Andrea Provana di Leynì (1520-1592), primo Ammiraglio di Casa Savoia, a Don Cesare Cavaniglia (+ ca. 1580), comandante della flotta inviata dal Granducato di Toscana e dal S. M. O. di Santo Stefano Papa e Martire, da Marcantonio Colonna, al Priore Frà Pietro Giustiniani (1510 ca.-1572) del S. M. O. di Malta.

Filippo II stava recitando il rosario ed i vespri, quando l’ambasciatore veneziano irruppe, gridando: «vittoria» ed il Re continuò a restare in preghiera facendo anzi intonare il “Te Deum”.

E quello fu il più grande momento della sua vita: nemmeno a Carlo V (1500-1558) era stata concessa una vittoria del genere, capace di far tirare un sospiro di sollievo all’intera Europa Cristiana.

San Pio V ordinò che ogni anno, nella ricorrenza della battaglia, giorno del Santo Rosario, venisse celebrata una giornata di ringraziamento alla Madonna – grande ispiratrice della vittoria – quale “Auxilium Christianorum”, eppoi spostata alla prima domenica di ottobre quale Beata Vergine del Rosario.

Ma la Battaglia di Lepanto è importante, a quattrocentocinquant’anni di distanza, per altri motivi: Lepanto costituisce senz’altro uno dei poderosi lavori della diplomazia papale ed il maggior trionfo del Papa nell’età moderna. Il mito dell’invincibilità dei Turchi è distrutto. Ma le battaglie con gli infedeli non erano ancora terminate. Si ritentò una battaglia nel 1572, ma la nuova impresa fallì per i risorti dissensi tra spagnoli e veneziani e San Pio V non c’era più. Cipro non fu recuperata e Venezia, diffidando degli alleati, preferì la pace separata con i Turchi (12 marzo 1573) rinunziando all’isola. Si ripeteva la situazione preliminare tra Venezia e Spagna e questa volta il solco apparve incolmabile.

Vittoria morale dunque amplissima, risultati materiali e politici immediati molto modesti. Bisognerà infatti attendere fino al XVIII secolo per l’annientamento definitivo della potenza turca contro l’Europa Cristiana. Tali risultati furono raggiunti, come sappiamo, dal principe Eugenio di Savoia Soissons (1663-1736), nemico giurato dei turchi e vincitore dell’assedio di Vienna nonché devoto difensore della tradizione cattolica mariana europea.

Ma Lepanto è anche grande per un altro motivo: spirito di crociata, l’ultima delle grandi crociate cristiane; spirito di unione, di fratellanza. Blocco politico che è il simbolo di unità morale e comunione spirituale. Tutti grandi motivi di fede e di devozione. Uno scontro tra due mondi e due civiltà. In ciò Lepanto è grande, Lepanto è rara e non si è più ritrovato facilmente qualcosa di simile nei momenti di necessità e di prova che dovettero affrontare le grandi coalizioni politiche dei secoli successivi. Lepanto è la Vittoria Cristiana, ispirata dalla Santa Vergine, contro il male del tempo. Codesto spirito deve vivere oltre il tempo, pur con le deficienze ed i vuoti che, di tanto in tanto, nel nostro mondo, si presentano nei varii settori: lo spirito di Lepanto, della grande Lepanto dei tentativi, degli sforzi, dei sacrifici, vivendo il ricordo glorioso della battaglia e della vittoria, mentre si pensa a quello che segue sempre, e cioè disaccordo e rinuncia. Lepanto è quella grande morale civile e religiosa che non può non giovare nell’incontro con Dio.

Ma Lepanto è soprattutto una grande ispirazione mariana. La Stella Maris, oggi come allora, deve ispirare ciascuno di noi contro l’odierno male. Non possiamo pensare a un caso se la battaglia fu combattuta il 7 ottobre (giorno del Santo Rosario): ciò non poté che essere un’indicazione, un presagio ed una ispirazione mariana. A questo proposito scrive lo storico G. A. Quarti nella sua Guerra contro il turco in Cipro e a Lepanto 1570-1571: storia documentata (lib. II, pag. 564):

«A capo Colonne, la notte avanti al 21 settembre, apparve in cielo un segno che dalla gente fu creduto prodigioso: era il cielo tutto sereno, il vento di tramontana freschissimo, le stelle chiare e scintillanti; ed ecco nel mezzo dell’aria fiamma di fuoco sì lucente e sì grande, in forma di colonna, per lungo tempo fu da tutti con maraviglia veduta, (onde) gli spettatori, come da prodigiosa apparizione, ne tiravano felici auguri di gran vittoria.»

L’autore stesso, ma anche cronisti del tempo al seguito dei Cristiani, ne ravvisarono un segno della Santa Vergine. Se il nostro mondo è salvo lo dobbiamo a Lei, e con Lei a Lepanto.

Purtroppo il male continua ad imperversare e sempre imperverserà, ma si cercherà sempre di debellarlo (settecento anni fa ci provò anche Dante con la grande profezia del Veltro nel Canto I dell’Inferno).

Questo immenso spirito lo dobbiamo imitare e portare ad esempio appunto contro l’attuale male (comunismo, ateismo, falsi miti morali, sociali e materiali) e quella fulgida luce che brillò a Lepanto (Ναύπακτος in lingua greca) deve persistere, deve andare oltre il tempo ed indicare la retta via.

Noi Cristiani tradizionali dobbiamo auspicarcelo, affinché tutti i sacrifici dei nostri maggiori non siano stati vani.

7 - X - 2021


Gianluigi CHIASEROTTI


Bibliografia

  • Barbero A. (2012), Lepanto La battaglia dei tre imperi, Laterza Ed., Bari
  • Capponi N. (2008), Lepanto 1571 La Lega Santa contro l’impero ottomano”, Il Saggiatore, Milano
  • Von Pastor L. (1886), Geschichte der Päpste seit dem Ausgang des Mittelalters (Storia dei Papi dalla fine dell'età medioevale), opera in 16 volumi


Immagine del titolo: Paolo Veronese, "Allegoria della battaglia di Lepanto", 1572-1573, olio su tela, Galleria dell'Accademia, Venezia.