L'editoriale del mese di ottobre MMXX.
Gentile Direttore,
la notizia non è certo recente, ma risale ai primi giorni di questo infausto anno corrente. Come ben sappiamo, Vittorio Emanuele ha abolito, motu proprio, la famosa Legge Salica che fino a pochi mesi fa regolava la successione dinastica in Casa Savoia. Ora, al di là della cosa in sé, che non ci sembra particolarmente interessante, desideriamo rivolgerLe una lettera aperta estendendo queste parole a tutti i monarchici che costituiscono la redazione del periodico “Italia Reale – Stella e Corona” ed a tutti i membri dell’omonimo movimento politico, fra i quali contiamo numerosi amici.
L’editoriale del numero 54 della suddetta rivista (gennaio-febbraio 2020), intitolato “Dalla Legge Salica al Mondialismo”, esprime una Sua “riflessione sull’argomento e sul contesto mondiale oggi”. Spesso, ci capita di leggere con grande partecipazione gli articoli di “Italia Reale”, sempre molto interessanti, chiari ed equilibrati: del resto, nonostante le divergenze legate alla simpatie per i diversi rami della Casa Reale, non potrebbe essere altrimenti, condividendo con voi “ginevrini” una comune e solida base valoriale. Tuttavia, in questo caso, caro Direttore, la Sua opinione sarebbe condivisibile se solo l’intrinseca vis polemica in essa contenuta fosse rivolta alle stesse persone che Lei vorrebbe difendere.
Ci spieghiamo meglio. Come Lei stesso scrive, non è “sorpreso ma neppure felice dalla scelta operata dal Principe Vittorio Emanuele”; Lei critica la tempistica con cui il ramo Carignano ha deciso di prendere tale decisione, ma soprattutto il principio che l’ha determinata: per questo, Lei continua giustamente asserendo che l’Istituto Monarchico, come la Chiesa, ha e dovrebbe ancora avere “il compito di guidare la società, non di adattarsi ad essa”. Benissimo. Siamo totalmente d’accordo.
Inoltre, non possiamo non segnalare gli esempi, da Lei citati, di Case Reali che, se proprio non sono degenerate, almeno hanno subìto una spaventosa involuzione per essersi messe “al passo con i tempi”: la Svezia che ha distrutto il senso della famiglia, l’Olanda che ha incrementato il consumo di stupefacenti, il Belgio che non ha frenato un multiculturalismo pernicioso e pericolosamente instabile, la Norvegia privata della propria sovranità, infine il Regno Unito e la Spagna incapaci di contrastare le spinte secessioniste in esse crescenti.
Tuttavia, il nostro entusiasmo inizia a raffreddarsi quando Lei lamenta il fatto che i monarchici italiani si accapigliano tra loro sulla questione della successione dinastica.
Ora, tralasciando il modo in cui certi esponenti di Casa Savoia trattano temi molto delicati, un modo estremamente discutibile, degno di varietà e serie televisive, ci preme sottolineare il fatto che la decisione del tutto arbitraria di abolire la Legge Salica, decisione dettata da ferree logiche di marketing, ha avuto come unico frutto quello di radicalizzare lo scontro fra i sostenitori dei due rami, vanificando qualsiasi tentativo di unificare il difficile mondo monarchico nel nome della comune Causa e portando alle luci della ribalta un argomento che fino a qualche mese fa era sconosciuto ai più.
Difendere questa scellerata decisione, sconfessa tutto ciò che di sacrosanto Lei aveva scritto nell’incipit e nello svolgimento del suo editoriale.
Siamo sicuri che anche Lei converrà con noi sul fatto che abbiamo un’infinità di problemi che attanagliano la nostra povera Nazione sgangherata, abbiamo deficit economici pazzeschi, storiche aziende che crollano, lavoratori disoccupati e cassaintegrati con famiglie a carico che non sanno dove sbattere la testa, una sovranità umiliata da logiche mercantili europee ed internazionali, una globalizzazione imperante che ci ha rubato l’anima e ci sta omologando come fossimo pezzi di una catena di montaggio ed uno scisma religioso in atto che probabilmente farà della Chiesa di Roma una ONG priva di qualsiasi fondamento metafisico.
E, in tutto ciò, che fa Vittorio Emanuele? Abolisce la Legge Salica, con grande ed entusiastica indifferenza di tutto il popolo italiano. Per giunta, con le seguenti motivazioni: “considerata la naturale evoluzione della società odierna, che si muove verso l’auspicabile eliminazione di ogni forma di discriminazione fra le persone, e volendo adeguare allo spirito dei tempi la Legge di Successione…”. Il Suo Periodico, continua aggravando il tutto quando sostiene che l’abolizione della precedente Legge dinastica è effettuata nel nome della parità dei sessi, secondo la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea del 2000 e del Trattato di Lisbona del 2009, riaffermando “il principio di uguaglianza tra uomini e donne inserendolo tra i valori e gli obiettivi dell’Unione Europea” (sic!).
Quanto espresso è molto grave per diversi motivi: perché sconfessa tutto ciò che Lei giustamente auspicava per un Regno di tale nome, perché dimentica la bellezza di grandi Regine e Principesse, grandi Donne che vissero con dignità proprio in quei tempi di “Legge Salica” in cui la nobiltà, non ancora degradata al rango di soap opera, aveva codici da conoscere, regole da rispettare, obblighi da ottemperare; perché volendo leggere il tutto con gli occhi della modernità, anche la primogenitura assoluta applicata alla diretta discendenza potrebbe discriminare tutti coloro che sono esclusi dalla eredità. E allora che facciamo? Entriamo in un loop di ipotetiche “discriminazioni” che non finisce più, tipico di questa società contemporanea che giudica il passato con gli occhi dell’ideologia arrivando a condannare Cristoforo Colombo e lo stesso Re Vittorio Emanuele II.
L’onta che Lei non vorrebbe fosse calata sulle spalle di Casa Savoia, caro Direttore, è proprio questa!
Vorremmo finire la presente con una Sua bellissima considerazione: “oggi la nostra missione dovrebbe concentrarsi non sulla guerra tra noi, ma ad aggregare tutti coloro che sentono forte la necessità di fermare questa deriva distruttiva… il mondo in cui siamo nati sta per essere cancellato dal mondialismo della finanza e noi ci perdiamo dietro all’articolo dell’antico codice… amici monarchici, cerchiamo quindi di non essere ridicoli e di non perdere quel poco di dignità che ci resta!”.
Parole bellissime, che sottoscriveremmo se solo fossero rivolte alle persone giuste!
Cordiali saluti.
Pesaro, 1° ottobre 2020
Giovanni FLAMMA