Ricordo dello scrittore e patriota Luigi Settembrini (Napoli, 17 aprile 1813 – Napoli, 4 novembre 1876).
Luigi Settembrini, educatore, scrittore e patriota italiano, nacque a Napoli il 17 aprile del 1813, nacque a Napoli.
Partecipò ai movimenti per l'unità d'Italia, ragione per cui fu nel 1851 condannato da Ferdinando II di Borbone-Napoli prima a morte, e successivamente all'ergastolo, come cospiratore. Fu fatto evadere nel 1859 dal figlio, che con un riuscito atto di terrorismo dirottò in Irlanda, armi alla mano, la nave che doveva deportare lui e altri in Argentina.
Settimbrini fu allora in esilio in Irlanda, poi in Inghilterra, infine a Firenze, continuando a scrivere e a militare. Dopo la proclamazione del regno d'Italia nel 1860, insegnò all'Università di Napoli e fu nominato senatore del Regno nel 1873.
Autore di "Ricordanze della mia vita" e di numerose altre opere, fra cui Lezioni di letteratura italiana e la traduzione integrale in italiano tuttora fondamentale delle opere di Luciano di Samosata, scrittore e retore greco si può dire che insieme al grande De Sanctis, di poco più giovane di lui, Luigi Settembrini è stato il vero insegnante patriota, un vero intellettuale che fece del suo mestiere, la sola forza capace di trasformare la società.
Nella primavera del 1848, in piena guerra, indicava ai suoi scolari come vero impegno, lo studio. Poneva alle origini della servitù l'ignoranza ed il conformismo. La sua concezione dell'opera dell'intellettuale era l' opera d'insegnamento, il suo ideale polemico e civile dei compiti della letteratura, era la sua aspirazione ad un linguaggio semplice e comprensibile a tutti.
Anche dopo l'Unità, ormai liberato dal carcere, Settembrini intervenne nel dibattito sulla scuola e scrisse pagine vivacissime. E' nota la sua polemica contro il burocratismo, effetto della legge Casati e contro la scuola di Stato, che gli faceva rimpiangere il vecchio insegnamento privato (la scuola del Puoti) ove il pensiero libero si era rifugiato abbandonando le scuole ufficiali borboniche. Insorgeva in nome di una scuola libera e liberatrice, "capace di formare uomini interi". Riaffermava il compito primario della scuola nella formazione della società nazionale.
Non è un caso, che scrisse dall'esilio irlandese :
Onora la tua patria
In qualunque paese andrai, o dimorerai,
e per qualunque tempo, non dimenticare
mai di essere italiano.
Sostieni l'onore della tua patria con la
rettitudine, con la dolcezza dei modi, con
la fermezza della buona volontà.
Amala questa patria, amala con amore forte,
perchè essa ha bisogno di chi l'ami veramente.
Adeŕì alle idee mazziniane e ne è testimonianza il pamphlet "Protesta del popolo delle Due Sicilie" nel quale descrive il sistema di oppressione nel regno a cui non volevano sottomettersi coloro che intendevano diventare cittadini e non rimanere sudditi.
Ricordato anche per il romanzo breve "I Neoplatonici" scritto con stile agile e fresco, nonché dotato di una certa eleganza. Sì perchè in esso, presenta, in maniera positiva e serena, il tema della relazione omosessuale. Qui l'autore, polemicamente, ripropone una certa concezione pre-cristiana della (omo)sessualità, e presenta l'amore omosessuale come un elemento della vita umana capace di dare gioia e soddisfazione. Il testo fu ritrovato presso la Biblioteca Nazionale di Napoli da uno studioso crociano, con il titolo "I neoplatonici, per Aristeo di Megara" traduzione dal greco, e pubblicato postumo nel 1977.
Allora le perplessità di noi liceali erano quelli che giustificavamo lo scritto dell'autore, come il frutto dell'esperienza carceraria dello scrittore.
Figura limpida di patriota risorgimentale d'idee mazziniane intrise con quello spirito liberale che tanto ha contribuito alla costruzione di una Società civile fondata sull'istruzione della popolazione.
Gianluca RIGUZZI