PER RICORDARE IL RE VITTORIO EMANUELE II – PADRE DELLA PATRIA
NEL 200° ANNIVERSARIO DELLA SUA NASCITA – TORINO 14 marzo 1820
Pochi sanno, forse solo gli studiosi o i “topi di biblioteca” che il 18 giugno 1866 settantasei Istriani, Triestini, Trentini. Veneti e Romani firmarono un appello indirizzato al Re Vittorio Emanuele II.
Presentando l’appello al barone Bettino Ricasoli, Presidente del Consiglio, il Comitato istriano gli disse: “”L’atto qui unito, che vi venne dall’Istria, manca pur troppo di valore pratico ma potendolo avere in appresso crediamo di non doverci rifiutare all’incarico di presentarlo all’Eccellenza vostra””
Da esule istriano, innamorato della mia terra di origine, mi appresto a trascrivere alcuni punti della lunga lettera, che considerata la data in cui fu scritta, rappresenta un atto di amore per la Patria ed il suo Re.
“Da allora gli Istriani hanno difeso con tutte le forze contro tutti gli assalti la loro vita italiana”. Una frase questa che vale ancora oggi, pur nei mutati tempi e nella diversa configurazione geopolitica e confinaria dell’Italia odierna.
Ho fatto questa premessa perché il 14 marzo 2020 l’Italia dovrebbe, e spero che le massime Istituzioni siano presenti a questa data, ricordare il 200° anniversario della nascita del Re Vittorio Emanuele II – Padre della Patria e primo Capo di Stato del’Italia unita.
Nel periodo storico in cui fu scritta la lettera, molti furono gli appelli che furono portati all’attenzione del Governo, il più importante viene considerato !”Appello degli Istriani all’Italia”, scritto da Carlo Combi (nato a Capodistria nel 1827 e morto a Venezia nel 1884).
L’appello sottoscritto dai patrioti, di regioni diverse, sotto l’egida del Comitato istriano, così inizia:
“””””” Sire,
alle mille voci di plauso che si levano da tutte le parti della penisola sull’annunzio della prossima partenza del Primo Soldato d’Italia pel campo, permettete, o Sire, che si uniscano anche quelle dei devotissimi sottoscritti, rappresentanti le popolazioni italiane d’oltre Isonzo, le quali Vi invocano liberatore e Vi salutano loro Re.
Esse erompono dal cuore di Italiani oppressi da quello stesso straniero che Vi accingete a combattere; dal cuore d’Italiani che vissero sempre della vita nazionale. Essi saranno i guardiani dell’Alpe Giulia, di quell’Alpe che, violata troppe volte dallo straniero, è complemento necessario e sicurezza del territorio nazionale; essi sono i discendenti di quegli arditi marinari istriani che combatterono e vinsero sotto il glorioso vessillo di San Marco
Essi Vi daranno in mano quella Pola che, fin dall’epoca romana porto militare italiano, l’Austria ha ormai convertito in minaccia di tutta la nostra costa adriatica; essi Vi daranno quella Trieste che l’Austria vorrebbe malamente far credere pertinenza germanica.”” …..omissis….
Perché si possa dire, l’Italia costituita nella sua unità naturale e veramente degli Italiani, perchè si possano dire inviolati il suo diritto e il suo onore e compiute le sue sorti, perchè l’Italia divenga all’Europa guarentigia di ordine e di pace e ritorni efficace istrumento della civiltà universale, infine perchè si possa dirla libera dall’Alpi all’Adriatico, è necessario piantare col tricolore italiano la croce sabauda sulla punta Fianona la dove il primo sprone dell’Alpe Giulia scende a tuffarsi nel proverbiale Quarnaro.”” …….omissis……
Seguite il presagio e accettate l’invito, o Sire. E’ voce di popolo che Vi chiama in quelle parti, è grido di dolore e di speranza che erompe dal cuore di italiani che Vi invocano liberatore e Vi salutano loro Re.”””””””
Rimini, 14 marzo 2020
Giovanni Ruzzier