Riflessioni sul racconto di Gianluigi Chiaserotti “1968 La rivoluzione delle ragazze”, Porto Seguro Editore, Firenze 2021.
L’anno 1968 fu un anno tragico. A un’attenta analisi, molti drammi del mondo moderno derivano da quell’anno, o più in generale da quel periodo storico. Esso ha infatti causato la distruzione di buona parte dei valori etici, del vero senso comunitario e dell’autentica socialità tipici della nostra civiltà. Pertanto, di primo acchito, il titolo provocatorio del nuovo racconto di Gianluigi Chiaserotti, potrebbe far temere un’eccessiva “concessione positiva” da parte dell’autore alle idealità di quegli anni.
Scorrendo invece le pagine del libro, scopriamo che quell’atmosfera percorsa da avvenimenti, anche violenti, che dilagavano in alcuni ambienti come lo spargersi di macchie d’inchiostro, resta sullo sfondo: i richiami, talora come note al corpo del testo, talaltra come commenti tra due ragazze, parafrasando il titolo di un famoso film western, sono come l’eco di “Tamburi lontani” che fanno presagire sviluppi di tragico rilievo.
In effetti, a distanza di più di mezzo secolo, il sessantotto è ancora avvolto da un’atmosfera strana, poiché nessuno in realtà è mai riuscito a darne un’interpretazione razionalmente condivisa. Molto si è detto su di esso, passando da un’immagine cinematografica di contestazione globale (in particolare giovanile) “per un mondo migliore” a una generica rivoluzione di costume, da una presunta ricerca di emancipazione di interi strati sociali a una fattiva distruzione programmata di una società civile senza la scorta di alcun modello sostitutivo valido…i giudizi positivi e negativi nel tempo si sono sprecati senza risparmio.
In realtà vi è un dato pienamente inconfutabile ed evidente: la classe dirigente di allora si mostrò, oltre che impreparata, pavida ed incapace di opporre la benché minima resistenza, lasciando campo libero ai cosiddetti “contestatori”, i cui capi (per meglio dire caporioni) semplicemente scelsero l’occasione ed i tempi giusti per sostituirsi alla precedente classe dirigente, conquistando rapidamente (e immeritatamente) le ambite posizioni di potere, riuscendo in genere a fare di gran lunga peggio dei loro predecessori.
Eppure le due ragazze protagoniste del racconto vivono anch’esse un’avventura rivoluzionaria: il mondo intorno a loro sta cambiando, nulla sarà più come prima (la scuola, la chiesa, le relazioni sociali, il mondo del lavoro) anche se esse continuano apparentemente a mantenere i loro ritmi e le loro abitudini di vita. Ma ormai il cambiamento le ha prese nel suo giro: le loro esperienze familiari divergeranno, il loro modo di essere “professioniste” disterà anni luce dal modus operandi delle loro madri, le vacanze al mare avranno una luce diversa, il gusto delle loro giornate sarà agrodolce come i loro ricordi. Come il fumo delle sigarette che costituirono la loro prima intima avventura, piccolo segreto che assurge a simbolo della loro personale rivoluzione e che, pur divenendo totalmente esplicito dopo il placet materno, conserva per sempre il sapore del frutto proibito, dolce al morso ma destinato a lasciare in bocca tutto l’amaro dei rimpianti di ciò che è stato e si poteva evitare e di ciò che non è stato e che si sarebbe desiderato.
Con uno stile schietto ed asciutto, che non lascia spazio a compiacimenti letterari, Chiaserotti racconta con solerzia, quasi come in un diario intimo, una normale rivoluzione di due ragazze normali che hanno in sorte di vivere un anno decisamente non normale, il sessantotto.
Vittorio VETRANO