L'editoriale del mese di febbraio MMXXI.
Perdonatemi se il presente editoriale è scritto in prima persona, ma questa volta vorrei raccontarvi un sogno che ho fatto un paio di notti fa…
La cornice in cui si svolge questa incredibile storia onirica era costituita dalla deprimente situazione che l’Italia sta attraversando realmente in questi giorni: tutto quello che ricordo accadeva in un regime camuffato da moderna repubblica che nascondeva vizi torbidi e menzogne inconfessabili: una repubblica posticcia, indegna dei sacrifici di tanti uomini e donne (che le avevano giurato fedeltà, spesso offrendo eroicamente il proprio sangue), fondata non su Dio, né sul Popolo, non sulle qualità morali personali né sul lavoro ma semplicemente su squallidi compromessi catto-comunisti e liberal-chic; una repubblica che stava dimostrando tutti i suoi limiti, tutte le sue debolezze.
In questo penoso scenario, si agitavano i ben noti personaggi dell’attuale politica: Conte, Grillo, Di Maio, Salvini, Renzi, Meloni, Zingaretti, perfino un certo Ciampolillo… Mattarella era assente, o meglio presente ma invisibile: il suo ruolo istituzionale aleggiava come un fantasma.
Eppure, nonostante l’affaccendamento inoperoso della classe politica vigente, fiammeggiava una speranza: vi erano ancora tante persone oneste e valorose decise a difendere la Patria ed organizzate in piccoli e grandi gruppi politico-culturali; tuttavia, ognuna di queste formazioni, era “partito” nel senso etimologico del termine, cioè fazione, “parte” del tutto e, in quanto tale, intrinsecamente bisognosa di allearsi con altre forze. In piena pandemia, si crearono così, inaspettatamente, movimenti consapevoli della necessità di unire le forze e di incardinare la propria collaborazione attorno ad unico blocco politico super partes, capace di preservare l'esistenza di ogni singolo componente dell’alleanza, garantendone al tempo stesso l’integrazione in una granitica coalizione.
Nel frattempo, ricordo bene che si costituì un ristrettissimo e selezionato gruppo di uomini che credevano nell’Idea Monarchica; questa élite era caratterizzata dalla fedeltà incondizionata ad una Visione spirituale del mondo, a sua volta generatrice di una concezione cortese e libera, gerarchica e partecipativa, aristocratica, meritocratica e democratica della società... L’élite, indipendente da partiti, percentuali, trasformismi, propagande e manovre elettorali, poteva così incarnare Valori meta-politici, assoluti (Onore, Fedeltà, Coraggio, Magnanimità, Generosità). Questa élite così formata, possedeva tutte le credenziali per svolgere l’alto compito di coordinare e ricompattare i monarchici italiani sotto un’unica bandiera ed ambiva a presentarsi quale Sovrano centro di coordinamento politico della Nazione: d’altra parte, questo centro “catalizzatore”, come insegna Dante, non poteva che essere un movimento monarchico, il cui vertice rappresenta l' Unum quod non est pars.
Proprio in virtù di questa apoliticità della sua linea politica (o meglio, in virtù di questo suo essere al di sopra delle parti e dei partiti), tale alleanza di forze monarchiche diventò in grado di cristallizzare attorno a sé tutte le sane e diverse parti della Nazione (partiti politici, corporazioni e sindacati, mass media, gruppi finanziari, Magistratura, Forze Armate e Forze Civili) che avevo visto nella parte iniziale del sogno; tante idee e forze, anche molto diverse fra di loro, ma tutte accumunate da un unico desiderio, quello di volere la rinascita d'Italia e d'Europa; si veniva a costituire così un "patto per la Patria", tanto solido e compatto quanto ampio e dinamico.
Si capì allora che, una collaborazione simile non significava creazione di un partito unico né annullamento delle identità già esistenti (che hanno, tutte, una loro storia, i loro miti di riferimento, i loro martiri), ma alleanza, foedus, appunto “patto”. Si capì che, altrimenti, ogni tentativo di ricostruzione portato avanti dai singoli partiti, pur essendo generoso ed eroico, sarebbe rimasto vittima della sua autoreferenziale concezione identitaria.
Questa alleanza, avendo in sé anime politiche così diverse, costituì dapprima un provvisorio ma decisionista “Governo di larghe intese” in grado di mettere da parte le divisioni ed i rancori per sciogliere i nodi gordiani: tanto i problemi più urgenti che la crisi sanitaria ed economica presentava, quanto le difficoltà croniche dovute al pluridecennale malessere morale e politico-culturale.
Quindi, una volta ripristinato l’ordine, una volta stabilitosi questo nuovo sistema politico-sociale, iniziò quella libera alternanza di idee e forze diverse: un dinamico succedersi di legislature, governi ed ordinamenti, un divenire politico, incessante e fluido (ora più comunitario ora più libertario, ora più conservatore, ora più innovatore, ora più risparmiatore e produttore di ricchezza, ora più generoso ed elargitore), costantemente imperniato però su di un fulcro granitico, antica e sempre nuova garanzia di unità nazionale, in cui tutti gli italiani si potevano riconoscere, indipendentemente dal colore politico: il Re.
Un bellissimo sogno… Utopia? Se consideriamo le divisioni, i rancori, le beghe, le rivendicazioni di bottega, le meschine pretese di grandezza dei piccoli politicastri di oggi, si direbbe di sì. Tuttavia, credo che il sogno possa costituire una visione mitica, non utopica della realtà: il mito di uomini d’onore che tengono i piedi ben piantati a terra ma rivolgono costantemente lo sguardo al cielo, per risorgere uniti. Pluralità di idee e di forze ma unità (non uniformità) di azione.
Devo dire che il risveglio fu traumatico ma benefico: capii che al di fuori di questo sogno mitico, ogni tentativo di riscossa diventa sterile, ogni speranza di rinascita diventa patetica e le alternative che si prospettano per tutti coloro che desiderano la fine di questo regime, vanno dal qualunquismo nichilista ed inevitabilmente anarchico (fiero ma egoista), alle inutili lamentele di singoli individui, impotenti e paurosi, tristemente servi del mal governo che si meritano.
Pesaro, I febbraio MMXXI
Giovanni FLAMMA
Foto di copertina: "Nodo Savoia", proprietà di Federico Giacomini.