Editoriale di settembre MMXXII.
L'attuale situazione politica nazionale, e non solo, ci impone alcune considerazioni e riflessioni d'obbligo.
Infatti, dopo due anni di pandemia e ora la guerra nell'Est Europa, la situazione italiana ed occidentale, sono assai instabili.
Il nostro paese esce malconcio da questi anni difficili, e la caduta del governo tecnico di Draghi ci sta portando alle elezioni anticipate in settembre.
Ordunque, come può oggi quest'Italia in difficoltà, "nave in gran tempesta", risollevarsi.
Infatti il nostro paese può essere un banco di prova, il terreno di scontro tra visioni opposte. Ma bisogna ben discernere questi campi, perché da un lato abbiamo il "fronte progressista" e dall'altro la "visione conservatrice".
Il "campo largo" dei cosiddetti "progressisti" è il marasma più variegato, la grande accozzaglia di partiti che promuovono l'agenda mondialista, la distruzione dei confini, dell'identità personale, sociale e culturale. Questo è l'oscuro baratro che divora, inghiotte e cancella ma, con somma ipocrisia, si proclama campione "illuminato" contro tutto ciò che è "medievale" (termine purtroppo sempre bistrattato, vilipeso e abusato con accezione negativa).
Sul fronte opposto abbiamo chi si pone contro questa visione, i "conservatori", altro gruppo variegato con visioni, storie e identità diverse, ma tutto sommato compatto. Va aggiunto che oggi, visto il contesto occidentale contemporaneo, cosa c'è da conservare. Abbiamo un "Occidente", Europa e USA, che sono retaggio del blocco ovest post guerra fredda, che vive di capitalismo e decadenza, dove si abbattono statue, identità e memoria. L'ex blocco orientale, vede le "autocrazie" attuali di Russia e Cina, che sono desiderose di ritagliarsi il proprio spazio d'azione, la Russia nell'est Europa e la Cina nell' orbe terracqueo, infatti proprio il "dragone rosso" di Pechino, chimera tra comunismo capitalismo e imperialismo, si sta radicando ovunque.
Dunque, come può la nostra Patria affrontare questa situazione, circondata dalle tre fiere della "selva oscura", sia fuori dai confini sia nelle nostre contrade, senza quel "veltro" tanto desiderato.
Bisogna a mio avviso puntare sulla "giusta battaglia", non si deve cadere nel baratro del "progressismo" ma non possiamo soffermarci neanche nel "conservare" lo stato attuale. Il vero cambiamento deve essere azione, o meglio, deve essere reazione. Riscoprire il passato, i valori non negoziabili di fede, Patria, tradizione e identità. Per costruire un baluardo contro la decadenza occidentale e il neo maoismo imperiale, bisogna ricostruire la civiltà e l'identità. Come lo spirito dei guerrieri della Vandea, che per difendere la propria terra e la propria fede, combatterono fino al martirio contro le orde rivoluzionarie. Per citare Nicolás G. Dávila: "Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati conclusi, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne", proprio qui sta la grande difficoltà odierna, riscoprire i valori che si credono perduti, ristabilire la forza e la centralità della tradizione e dell'identità. In un mondo dove ogni giorno avanza il "deserto spirituale" descritto da Giovannino Guareschi, bisogna saper conservare la fede, il dono che differenzia l'uomo dal bruto, così come dinnanzi alla desolazione imperante bisogna reagire, per citare un brano tratto da "Militia", di Léon Joseph Marie Degrelle: "Mi ricordo tre parole che un giorno avevo decifrato su una tomba di marmo nero giù a Damme in Fiandra, dentro una chiesa della mia patria perduta: ETSI MORTUUS URIT.
"Seppur morto, egli arde..."
Possano queste pagine, ultimo fuoco di quel che io fui, ardere ancora un momento, riscaldare ancora un istante le anime possedute dalla passione di donarsi e di credere: di credere malgrado tutto, malgrado la disinvoltura dei corrotti e dei cinici, malgrado il triste gusto amaro che ci lasciano nell'anima il ricordo delle nostre colpe, la coscienza della nostra miseria e l'immenso campo di rovine morali di un mondo che è certo di non aver più bisogno di salvezza, che da questo trae motivo di gloria ma che deve tuttavia essere salvato. Deve più che mai essere salvato".
Questa è la grande sfida odierna, riscoprire "le radici profonde che non gelano" descritte da Tolkien, per costruire il futuro lottare per salvare questo mondo usque ad finem, altrimenti rimarrà solo il deserto nel freddo abisso del nulla.
Alessio BENASSI
L'immagine del titolo rappresenta Henri de La Rochejacquelein nella battaglia di Cholet del 1793 di Paul-Émile Boutigny ed è il simbolo della reazione, delle guerre di Vandea, la lotta tra la tradizione contro il caos e la rivoluzione.