VITTORIA DEL CENTRO-DESTRA. SARA' VERA GLORIA?

Editoriale di ottobre MMXXII.


La tornata elettorale è passata. Il Centro-destra ha vinto, il Centro-sinistra ha perso e le forze anti-sistema non hanno concretizzato nulla.

Lo scenario è tuttavia incerto: non sappiamo quanto l’establishment tecnocratico europeista sia finalmente fuori gioco, non sappiamo quanto effettivamente il Centro-destra (o Destra-centro, come oggi si chiama) sia effettivamente sovrano nell’esercizio delle sue funzioni e determinato nel perseguire gli obiettivi dichiarati in campagna elettorale.

Non ci illudiamo, poiché già in partenza alcune vicende relative al partito vincente ci hanno lasciati molto perplessi: incomprensibili sono state, ad esempio, le dichiarazioni vergognose sul passato monarchico di Tajani (come se ciò costituisse uno stigma psico-sociale) fatte da un esponente di FdI tanto che, inaspettatamente, lo stesso Emanuele Filiberto di Savoia-Carignano intervenne con una precisazione che ci trovò perfettamente d’accordo. Sappiamo, inoltre, che in merito all’attuale conflitto russo-ucraino, il neo-eletto presidente del consiglio ha una posizione fondamentalmente rassicurante nei confronti dell’Occidente ma non nei confronti della nostra Nazione: tutto ciò potrebbe rivelarsi molto dannoso poiché porterebbe ad inasprire ulteriormente i nostri rapporti con la Russia (già incrinati da mesi), aggravando la nostra ormai precaria situazione economica e riducendo sempre più la speranza di evitare una guerra nucleare.

E’, tuttavia, presto per giudicare. Con il tempo, vedremo se le promesse verranno mantenute.

Il nodo gordiano dell’era politica attuale è rappresentato dal fatto che manca una solida e vera classe dirigente. La formazione dell’élite, lo andiamo ripetendo da sempre (sulla scia di grandi pensatori come Panunzio, Evola e Veneziani), dovrebbe essere in cima all’agenda di una sana e credibile formazione politica. Non abbiamo bisogno di proclami roboanti, di ministeri verbalmente patriottici, di mimiche facciali dure e pure. Ciò che conta è la sostanza: concretamente, silenziosamente, tenacemente, occorre formare una nuova Aristocrazia del pensiero e del coraggio; occorre ridare dignità sovrana alla nostra Italia; occorre lavorare con discrezione, senza preoccuparsi di piacere agli altri, senza rilasciare interviste strampalate o pateticamente nostalgiche. Si tratta di un percorso carsico, molto lento, elettoralmente improduttivo ma indispensabile sul lungo termine, pena il periodico e inevitabile declino di tutte le speranza di rinnovamento.

Se non altro, potremmo finalmente liberarci dalle follie trans-gender e dagli OGM arcobaleno, dagli orrori montiani, dagli incubi pentastellati e delle delusioni draghiane (sebbene Mario Draghi sia stato il modo per levarci di mezzo quella sciagura denominata Giuseppe Conte, ammettiamo di aver preso un abbaglio quando sostenemmo che “non tutti i draghi vengono per nuocere”).

Molto divertente poi, è stata la reazione emotivo-affettiva dei sinistri: BoldrinA, Cirinnà, Ddl Zan, e chi più ne ha più ne “Letta”, hanno accusato il colpo e non sanno più che “sardine” pigliare.

Ironia a parte, sebbene ci si prospetti uno scenario molto problematico, le criticità dell’avvenire sono sempre salutari: “al mio valor l’aspro cimento è sprone”, ci ricorda il motto dell’Esercito Italiano.

L’epoca in cui viviamo è molto incerta e sempre più oscuro è il nostro futuro. Tutto quello che occorre fare è restare al proprio posto, con “disciplina domenicana”. Pertanto, nonostante le tante e inevitabili difficoltà, vogliamo proseguire il nostro instancabile lavoro intellettuale, editoriale e associativo.

 

Giovanni FLAMMA


Immagine da https://www.agi.it/politica/news/2022-09-26/diretta-risultati-elezioni-trionfo-meloni-18211913/