Ripercorriamo, in questo articolo, la storia del ballo in Europa, dimostrandone l'intrinseco valore pedagogico: l'arte tersicorea è stata e deve tornare ad essere parte integrante di un sano programma educativo dei giovani, in quanto propedeutica all’apprendimento del buon vivere civile e comunitario.
Premesse
Tra le innumerevoli espressioni artistiche dell’uomo vi è la musica e tra le più notevoli espressioni dell’arte musicale vi sono il ballo e la danza. Apparentemente sinonimi, questi due termini presentano una leggera differenza semantica: come ci ricorda lo Zingarelli [1], con ballo intendiamo un “movimento ordinato del corpo, e specialmente dei piedi, secondo il tempo musicale segnato dal canto o dagli strumenti”; con danza intendiamo invece più spesso la vera e propria arte del ballare uno specifico tipo di musica.
Il ballo, così come l’abbiamo definito, rappresenta perciò la fondamentale espressione artistica della fisicità dell’uomo e, in quanto tale, diventa una componente essenziale della vita. Poiché poi l’espressione artistica della fisicità è per forza di cose sociale, esprimendosi nell’ambito del contesto etnico, culturale, religioso, civile in cui l’uomo si trova, ecco che il ballo diventa prepotentemente una manifestazione collettiva, rappresentativa di quel contesto umano, costituendone spesso la più caratteristica modalità comunicativa. Di qui discende lo strettissimo legame che si ha tra ballo e caratteristiche etiche e comportamentali delle popolazioni, ovvero quello che genericamente potremmo definire galateo.
Il ballo e i popoli d’Europa, un breve riassunto storico
Date le premesse, è evidente che il ballo diventa essenziale per comprendere ed apprezzare i caratteri, le istanze, le idealità di un gruppo etnico, linguistico, sociale o nazionale. Se ciò vale per qualunque razza, ciò vale a maggior ragione per quelle d’Europa, che, grazie alla loro complessa e antichissima civiltà, hanno nel tempo prodotto un numero elevatissimo di danze, ricche di caratteristici significati culturali, sociali e religiosi.
E’ impossibile in questa sede illustrare compiutamente la storia europea del ballo e delle danze. Ci limiteremo perciò a una breve esposizione funzionale ai concetti che vogliamo esprimere.
Sin dagli albori della civiltà greca la danza rivestì un’importanza essenziale, costituendo già un caposaldo dell’educazione civile e religiosa. Dalla classica suddivisione in danze apollinee (con scopo più etico) e dionisiache (con scopo più patetico) si giunse a una commistione delle due, sicché di fatto ogni evento della vita era caratterizzato da una particolare danza. Nel teatro la danza era inscindibilmente legata alla musica ed alla poesia, come per la tragica emmeleia, la comica cordax o la satiresca sichinnis. I Romani antichi, nel solco dell’esperienza greca ed etrusca, fecero propria l’arte del ballo, incanalandola nella propria civiltà guerriera, che produsse la bellicrepa, danza armata dei sacerdoti salii, e il tripudium, danza di tipo encomiastico. Più tradizionalmente latina era la pantomima, in cui danza e mimo si univano con risultati eccellenti, benché talora scivolanti assai nell’eccesso del salace. L’influsso orientale causò nel tempo una certa corruzione dei costumi, cui s’accompagnò un imbarbarimento delle danze, che si fecero meno educative e più volgari: come non notare un curioso parallelismo con il diffondersi di danze di dubbio gusto lungo il corso della seconda metà del XX secolo?
Fu necessario l’avvento del Cristianesimo per ristabilire un po’ d’ordine nel concetto del ballo. Fatta piazza pulita delle danze della decadenza, i Padri della Chiesa, pur talora con eccessi rigoristi, promossero una fruizione del ballo sì profana, ma educativa e catartica, come nelle sarabande di tipo carnascialesco, con presuli che guidassero i balli, allo stesso modo che nell’antichità greca facevano i coraghi. Il ballo rinacque così a poco a poco e nel pieno Medioevo si assisté a una nuova via cortese al ballo, con lo sviluppo di quelle che possono definirsi le antenate delle danze Europee moderne: la charola, l’estampida, la danza aulica o di corte. E’ proprio in questo periodo infatti che inizia la caratterizzazione etnica dei balli delle varie schiatte europee: il modo di danzare italiano, vivace e figurativo; l’iberico, altamente espressivo e pantomimico; il tedesco, energico, guerriero e vivace; il francese, elegante e cerimonioso. Il mondo feudale si caratterizza per quelle feste popolari, antesignane di quelle odierne, che danno il via a due grandi filoni, quello delle danze in tondo e quello delle danze di corteggiamento, da cui discenderanno le future danze di coppia.
http://www.promusicantiqua.it/Eventi/2013/130929.php
Danza rinascimentale, daCol Rinascimento la danza si afferma definitivamente come manifestazione popolare nella sua accezione più ampia. E’ erronea la netta differenziazione che taluno compie tra danze popolari e danze di corte, poiché in realtà si assiste a un continuo scambio e connubio tra le danze ballate dalle varie classi sociali, sicché dalla corte all’aja si ritrovano elementi e scopi educativi comuni, in un concetto di danza unitariamente nazionale ed etnico. I passi, le figure e le coreografie si fanno in questo periodo più complicati e iniziano ad assolvere sempre più a una funzione che potremmo definire di galateo. La danza diviene sempre più metafora della vita e inizia ad assolvere il compito di insegnare ai giovani il giusto comportamento nel relazionarsi tra i due sessi e più in generale con la comunità. Non a caso si iniziano a scrivere trattati, nei quali eccelsero figure di veri e propri pedagoghi, come Domenico da Piacenza (1390-1470), che alla corte estense di Ferrara fu maestro di buone maniere ed esperto danzatore. Col suo De arte saltandi et choreas ducendi, questo autore riesce a portare il ballo al livello potremmo dire “scientifico” delle altre arti liberali. Il suo discepolo Giovanni Ambrosio da Pesaro (1420-?; prima della conversione al Cattolicesimo era noto come Guglielmo Ebreo), col suo De pratica seu arte tripudii vulgare opusculum, porta a sua volta il ballo a diventare un’espressione “fisica” dei valori sociali e politici comunitari dell’ordine e della concordia, attraverso la delicatezza, la compostezza e l’eleganza dei gesti e delle movenze. Nascono così quelle danze che spesso sono giunte più o meno invariate fino ad oggi. Per citarne solo alcune: le italiane pavana, tarantella, bergamasca; le francesi branle, bourrée, tourdion, gavotte; le varie contraddanze inglesi; le tedesche mazurca e polacca; l’universale minuetto, che dal XVI secolo almeno fino a parte del XIX, si affermerà come danza di corte per eccellenza.
https://cristories.com/2015/03/02/la-danza-barocca/
Danza barocca
In epoca barocca è la corte francese a diventare il punto di riferimento per la danza. Sovrani come Luigi XIII e Luigi XIV sono veri e propri “primi ballerini”, che vedono nel ballo l’espressione principe di un vero e proprio modus vivendi fatto di ricerca di buon gusto e raffinatezza. Molte danze divengono complicatissime, nelle combinazioni delle suites, richiedendo un vero e proprio studio approfondito, strettamente collegato ai concetti di etichetta e cerimoniale di corte. Sull’esempio francese, anche le altre corti europee partecipano a questo fenomeno e il ballo diventa un aspetto irrinunciabile della vita sociale. A cascata, l’importanza espressivo-educativa del ballo investe sempre più tutte le classi sociali e anche nei balli improvvisati delle sagre popolari si riscontrano gli stessi aspetti etici delle danze di corte, relativi in particolare al senso di appartenenza comunitaria ed alla stessa costituzione delle famiglie, attraverso la conoscenza e l’eventuale innamoramento tra cavalieri e dame. Parallelamente, si assiste all’inizio della danza professionale, simbolicamente rappresentata dalla fondazione nel 1661 dell’Académie Royale de Danse.
Nel settecento si ha la definitiva affermazione del ballo di società anche nelle classi borghesi e la festa da ballo diventa un’occasione immancabile di conoscenze e relazioni sociali anche nelle case private. Inizia a diffondersi il valzer, che sarà il grande protagonista dei secoli successivi, originato da un antico ballo rusticano e contadino, il ländler austriaco.
http://elisabethsissi.blogspot.com/2015/01/i-balli-alla-corte-di-vienna.html
Un ballo alla corte austriaca
Nell’ottocento il valzer diventa il ballo per eccellenza, dalle corti alle feste campagnole. Lo stesso romanticismo lo riconosce come la più tipica espressione di trasporto dei sentimenti umani. Passavano poi dalla piazza alla scena di tutta Europa altre danze, come la mazurca e la polca. In particolare riguardo alla mazurca, inizia una notevole differenziazione del modo di ballarla a seconda del popolo che l’adotta. Ciò esiterà nel tempo nell’affermarsi di balli che, pur conservando la medesima ritmica, diverranno quasi completamente diversi: basti raffrontare la totale differenza delle attuali mazurche romagnola e francese, laddove la prima è cadenzata e impostata, la seconda romantica e scivolata.
Nel novecento si ha la grande invasione e contaminazione di musiche provenienti in particolare dal continente americano, sicché si assiste pian piano a una vivace caratterizzazione polimorfa, eclettica e cosmopolita delle danze, che diventano numerosissime e assai diverse tra loro. In modo apparentemente contradditorio rispetto a detto fenomeno, si assiste altresì a una codificazione estrema delle danze stesse con la nascita di veri e propri cosiddetti standard (basti pensare appunto al cosiddetto liscio standard). Entrambi i fattori citati causano così, in particolare nella seconda metà del XX secolo, un depauperamento notevole delle tradizioni musicali etniche, locali e nazionali, che soltanto alla fine dello stesso secolo e in questi primi vent’anni del XXI sono state parzialmente recuperate col diffondersi del cosiddetto balfolk, genere composito che fa rivivere in modo comunitario i balli delle tradizioni popolari, talora sviluppate e contaminate con esiti nuovi (neo-trad). Nel balfolk rivivono parzialmente le motivazioni etico-educative delle danze tradizionali d’Europa, specialmente per ciò che concerne la dimensione comunitaria. Questa è particolarmente sentita nelle danze in cerchio (ad esempio il circolo circasso, la chapelloise, i branles, l’an dro, il valzer spagnolo, il bal limousine e tanti altri). Anche l’aspetto del rapporto tra i due sessi, con relativo galateo e funzione di conoscenza, è riscoperto e valorizzato, in particolare nelle danze di coppia (ad esempio la mazurca francese, il valzer, lo scottish, le bourrées, i valzer asimmetrici e così via). Rispetto però alle danze di corte o popolari dell’epoca barocca, si ha solitamente molto più spazio per l’improvvisazione e l’innovazione. Diverso è il caso delle danze ballate da gruppi folcloristici ufficiali o delle rivisitazioni delle danze di corte: di solito queste espressioni artistiche appartengono più al gruppo delle danze professionali, raramente costituendosi come spontanea espressione comunitaria, eccezion fatta per i balli ufficiali delle corti europee, delle accademie militari o di circoli specifici.
Il ballo e il galateo nazionale Italiano
Come si è precedentemente detto, il concetto di ballo in Europa e in particolare in Italia è strettamente legato al concetto di galateo. Con galateo intendiamo, sulla scorta del Castiglione, del Della Casa (dal cui trattato deriva lo stesso termine), del Gioia, dell’Arborio Mella e di tutti quegli autori che nel corso dei secoli si occuparono in Italia di queste faccende, quell’insieme di comportamenti improntati ai principî della bellezza, della cavalleria, dell’educazione e dell’armonia estetica, fondati sul presupposto di un animo nobile ed elevato, che hanno lo scopo di vivere e relazionarsi bene e civilmente. Orbene i vari Popoli Europei riuscirono nel tempo ad esprimere perfettamente veri e propri galatei del ballo, partendo dal presupposto che il ballo è per sua natura il principale mezzo di espressione comunitaria, di rinsaldamento e costituzione dei rapporti sociali e in particolare di conoscenza tra i due sessi. Riferendosi in particolare al galateo nazionale Italiano, intendendo con quest’ultima espressione i principî comportamentali ed etici risultanti dall’esperienza millenaria della nostra schiatta, i capisaldi relativi al ballo sono costituiti da aspetti di principio e da aspetti pratici. Non intendiamo naturalmente descrivere compiutamente tutto ciò che riguarda il galateo del ballo, rimandando a trattati appositi, ma ci limiteremo qui a dare alcune indicazioni esemplificative.
Tra gli aspetti di principio fondamentali troviamo le regole della cavalleria e della buona creanza. Non si deve credere che questi aspetti siano appannaggio soltanto dei grandi balli o dei balli di corte. Anche il ballo improvvisato nella più umile casa, se condotto con buona creanza, risulterà più piacevole e divertente. Il ballo è come detto metafora della vita ed ha nella nostra civiltà un’alta funzione educativa. L’uomo invita la dama e nell’invitarla compie un leggero inchino. Non manca però prima dell’invito di salutare le persone che eventualmente siano in compagnia della donna. Nel ballo, egli guida la dama con delicatezza, attento alle sue esigenze e alle sue preferenze. Perciò l’uomo dev’essere capace di guidare, ma sempre con gentilezza e garbo e giammai con piglio autoritario. Dal canto suo la donna dev’essere, com’è nella sua natura, pronta ad accogliere le indicazioni dell’uomo, esprimendo con semplicità e tranquillità i propri desideri e bisogni. Al termine del ballo, il cavaliere riconduce di regola la dama al suo posto, a meno che l’incedere dei balli non imponga di restare tutti in pista. La compostezza dei movimenti, l’eleganza del vestiario e la gentilezza nei modi sono tutti aspetti che rendono più piacevole l’andamento del ballo. E’ evidente che in una festa popolare non sarà indispensabile l’utilizzo della marsina per l’uomo e dell’abito lungo per la donna, ma la pulizia e il decoro dovranno sempre essere salvaguardati. Sudiciume, grossolanità e volgarità non aumentano affatto il divertimento, ma rendono l’atmosfera pesante e irrespirabile.
Tra gli aspetti pratici fondamentali troviamo invece tutto ciò che permette di far svolgere in modo piacevole una festa da ballo. La gestione degli spazi assume in questo senso un ruolo essenziale. E’ evidente che oggigiorno è più difficile rispetto a un tempo organizzare grandi balli in case private rispettando i canoni tradizionali. Le case moderne, così sensibili ai rumori; le stanze, più piccole e raccolte; la servitù, dai costi spesso insostenibili…sono tutti fattori che rendono assai più complicato il grande ballo in casa rispetto ai secoli appena trascorsi, anche nelle case più ricche. Piccole riunioni di ballo informali sono naturalmente più facili da organizzare, tuttavia, più che in case private, oggigiorno si balla in circoli e ritrovi pubblici. Nei balli occorre comunque rispettare sempre gli spazi altrui: nei balli di coppia c’è un preciso senso di marcia, che è antiorario. Non si fanno variazioni di passi e movimenti che portano a scontrarsi con altri ballerini, con relative pestate di piedi o manate inopportune.
Le varie danze hanno poi ognuna le proprie coreografie, le proprie regole e i propri codici comportamentali, che si inscrivono però tutti in un più ampio contesto cavalleresco di tradizione nazionale.
Ballo ed educazione: una riscoperta necessaria
https://mywowo.net/it/francia/parigi/musee-orsay/degas-lezione-di-danza
Il celebre quadro di Degas "La lezione di danza"
Nell’ambito del programma educativo dei giovani Italiani, il ballo dovrebbe occupare un posto essenziale, in quanto propedeutico all’apprendimento del buon vivere civile e comunitario. Un tempo non vi era buona famiglia che rinunciasse a dare una buona educazione di ballo ai propri rampolli. In effetti, date le premesse, il ballo folcloristico, popolare e tradizionale dovrebbe essere apprezzato e coltivato anzitutto da coloro che difendono e apprezzano le tradizioni. Uno strano fenomeno è invece avvenuto dalla fine della seconda guerra mondiale in poi, acutizzandosi in particolare negli anni successivi alla tragedia sessantottina. E’ evidente che se il ballo diventa un orrendo scalmanarsi, privo spesso di socialità e di decenza, come ad esempio quello cosiddetto “da discoteca”, esso non può essere certamente apprezzato da chi ama l’arte, l’educazione e il bello. Il risultato dell’ingombrante presenza sulla scena di codesti tipi di “balli” ha avuto come gravissima conseguenza che gran parte del mondo della tradizione ha dimenticato completamente ciò che il ballo autentico ha sempre rappresentato per le stirpi d’Europa. Si è così persa in gran parte delle famiglie ciò che un tempo era fondamentale, l’educazione attraverso il ballo. Il campo è diventato così territorio di facile e immeritata conquista da parte di settori culturalmente distanti dalle tradizioni. La contraddizione insita in questo fenomeno è evidente, poiché chi detesta le proprie tradizioni, la propria schiatta e le proprie radici non può certo apprezzare compiutamente ciò che di quelle tradizioni e di quelle radici è l’espressione fisica principe. Risulta perciò oggigiorno indispensabile rioccupare gli spazi che legittimamente ci appartengono e ridonare al ballo il posto che gli spetta nell’educazione dei giovani e nell’espressione comunitaria, sociale e artistica della nostra stirpe.
Vittorio VETRANO
Bibliografia
AA.VV. (1946), Enciclopedia pratica della casa Garzanti, Cernusco sul Naviglio
AA.VV. (1989), Grande Enciclopedia, Ist.Geog. De Agostini, Novara
AA.VV. (1980), Grande Enciclopedia della Musica Classica, Armando Curcio Ed.
Arborio Mella F. (1968), Il nuovo galateo, G.C. Sansoni s.p.a., Firenze
[1] Zingarelli N. (1929), Vocabolario della lingua Italiana, Bietti & Reggiani Editori, Milano
Foto di copertina: "Il maggiordomo cantante", famoso quadro del Vettriano, da https://faitango.wordpress.com/2008/06/29/i-quadri-di-vettriano/