Il bellissimo appello che Giovanni Ruzzier ha rivolto alla redazione della rivista "Il Trillo" in occasione della festa di San Giorgio, santo protettore della città di Pirano e del 20° anniversario della fondazione di un'altra rivista: "L'Eco de Piram". Ma queste parole sono anche uno struggente ricordo delle proprie radici ed un'esortazione ad onorare sempre le proprie origini e la propria storia, per guardare con fiducia al futuro.
RITROVARSI
Se torno indietro con la mente, mai avrei pensato di mutare i miei pensieri e, senza rendermene conto, ho invece maturato in me un profondo cambiamento interiore. Per decenni mi sono limitato a visitare il Cimitero per poi ripartire alla volta di Trieste, senza fare tappa nella città che mi aveva dato i natali e nella quale i miei avi e poi i bisnonni, nonni e genitori avevano costruito la loro vita con non pochi sacrifici, con periodi anche di indigenza, sia pur limitata, ma sofferta.
Il mio essere esule pesava come un macigno sulla mia capacità di sintesi. Rifiutavo la realtà. Pirano, che amavo in maniera viscerale, non era più la mia Pirano. Il cordone ombelicale che mi legava era stato brutalmente strappato, tanto da farmi provare un sentimento di profonda avversione, nei confronti di chi era rimasto, per non parlare poi del regime comunista imperante.
Gente tosta: Fonda, Petronio, Ruzzier, ma anche Maraspin, Dessardo, Gaspari, Radivo, Giraldi, un incrocio di famiglie che divennero parenti e seppero amarsi tra di loro, aiutandosi nel lavoro delle saline, nella fabbrica, nelle vendemmie, nella raccolta della frutta, nelle navigazioni, nella pesca, ma soprattutto nella difesa del proprio orgoglioso senso di appartenenza ad una realtà concreta, fatta di duro lavoro, di sudore e amore, fatta di rispetto per tutti e, pur nella modesta capacità culturale del fine ottocento e del primo novecento, i nostri vecchi protesi a dare ai loro figli una adeguata istruzione. Il saper leggere e scrivere e far di conto, come si usava dire.
Sono ritornato a Pirano! Sono ritornato - davvero - con l’amore che mai era venuto meno e con il convincimento della necessità di stringere le mani, abbracciare, salutare chi era rimasto, testimone della nostra cultura istro-veneta e italiana. Ho pensato che, mentre io ero esule in Patria, anche i “rimasti” avranno dovuto affrontare una vita non facile. Il trovarsi estranei in casa propria, non conoscendo la lingua dei nuovi arrivati, guardati probabilmente con diffidenza, sufficienza non deve essere stato gratificante, ma da buoni piranesi hanno saputo tenere alta la testa non rinunciando alla loro specificità identitaria e storico-culturale. Al regime di allora faceva certamente comodo la loro presenza, era una dimostrazione di democrazia, di tutela della minoranza e di accettazione da parte di questa alla realtà di una nuova configurazione geopolitica.
A distanza di tanti anni molte cose sono cambiate. E’ venuto meno il regime comunista che aveva costretto la quasi totalità dei piranesi ad affrontare l’amaro esilio e le conseguenti tribolazioni fatte di campi profughi, in certi casi allestiti alla meglio, dove si poteva morire di freddo e dove la persona, il profugo, contava zero.
Oggi siamo “riuniti”. Oggi siamo più “piranesi” di prima e lo siamo per testimoniare che i periodi bui della nostra storia, pur rimanendo ben presenti nei nostri ricordi, sono superati dal buon senso, dal comune sentire ed è il caso di rimarcarlo, dal senso di appartenenza alla Città di San Giorgio, verso la quale tutti abbiamo un debito di riconoscenza, di amore.
“Il Trillo”, il vostro bel giornale, ha validamente varcato i confini della Slovenia e racconta a tanti piranesi all’estero la quotidianità di questa nostra Città, con tutta una serie di eventi che danno lustro al territorio, il tutto riconosciuto e sostenuto dal Comune di Pirano e dal suo Consiglio comunale, dal Fondo donazione prof. Diego de Castro e in campo nazionale dal Ministero della Cultura della Repubblica di Slovenia.
Mentre “Il Trillo” fa sentire le acute, ma sublimi note “del diavolo”, a Trieste, “L’Eco de Piram” festeggia il suo 20° anno di vita. “Piram”, scritto come lo pronunciavano i nostri padri e con un motto, fortemente voluto dal mai abbastanza compianto Rino Tagliapietra, che del giornale fu l’artefice: ”Volemose ben che no costa niente”.
Venti anni vissuti con caparbietà, tenacia, con la ferma volontà di raccontare, senza remore, senza censure, senza rancore, nel massimo rispetto di chi la pensa in maniera differente, la nostra storia che è poi quella che racconta “Il Trillo”, ma certamente più sofferta, perché ancora non compiutamente accettata. Consentitemi una divagazione: amaramente devo affermare che in Italia esistono ancora frange estremiste negazioniste delle foibe e dell’esodo. Incredibilmente a distanza di 70 anni dell’ignomignoso Trattato di Pace, del “diktat” come lo abbiamo sempre chiamato, subiamo tuttora l’oltraggio senza che il Governo intervenga energicamente per porre fine a questo dileggio, e non dimentichiamo chi ancora attende di poter conoscere il luogo della sepoltura, se tale fu, di chi perì, barbaramente ucciso, in nome di una pulizia etnica, per poter innalzare una preghiera e deporre un fiore. Noi non rinneghiamo le nostre origini e difendiamo il nostro patrimonio storico-culturale con tutti i mezzi a disposizione.
“L’Eco de Piram” è vissuto fino ad oggi grazie alle donazioni dei piranesi e di coloro che amano la nostra Città e per dirla francamente: siamo finanziariamente nelle condizioni di dover chiudere bottega, se non subito, tra non molto se, detto in dialetto: ”no cambia vento”!
A questo punto per tutti noi piranesi residenti e non, corre l’obbligo di contribuire a salvare la testata de “L’Eco de Piram” e questo può avvenire chiedendo sostegno a voi, amici de “Il Trillo”. Quando la stampa de“L’Eco” cesserà, siete voi de “Il Trillo” che dovrete raccogliere il testimone, rilanciando anche il nostro libero pensiero, fosse anche su una sola pagina, riportando la testata che per 20 anni, nel bene e nel male, ha contribuito a tenere uniti i piranesi della diaspora. Non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta, grazie sopratutto all’impegno dell’amico Franco Viezzoli, che si è assunto il non facile compito di continuare l’opera di Rino Tagliapietra, con pochi mezzi, con pochi collaboratori, ma con tanta, tanta voglia di essere presente e dare testimonianza per evidenziare ancora, ove ce ne fosse bisogno, l’orgoglio della nostra “piranesità”.
A Pirano, sarò legato anche da un altro fattore affettivo. Da pochi giorni ho avuto a Rimini la gradita visita del dott. Franco Juri, Direttore del Museo del Mare della nostra città, al quale ho consegnato il modello di un “trabaccolo” e due alberi che mio padre Giacomo “Piastra” costruì in età avanzata, anche con l’aiuto di mia mamma Nicolina “Baldissera” che ne cucì le vele, unitamente a dei documenti cartacei e fotografici che lo riguardavano e, mi è stato promesso, il tutto verrà esposto nel Museo.
Oggi ci ritroviamo assieme, siamo qui anche per celebrare il nostro Santo Patrono San Giorgio. A Lui, tutti i piranesi di buona volontà portino in dono: amore per la nostra Città, per la salvaguardia della sua storia millenaria, la sua cultura, le sue nobili tradizioni in una visione nuova, che guardi al futuro con speranza di giorni sereni, per tutti, nella concordia e nel rispetto che ognuno di noi merita.
Auguri PIRANO ! Viva San GIORGIO !
Pirano, 23 aprile 2017
Giovanni RUZZIER, alias Gianni “Piastra”
Foto di copertina, da Wikipedia.