"Castigat ridendo mores". Con brillante ironia, Luciano Leone esorcizza alcuni drammatici aspetti dell'attualità. Chi sarà il misterioso personaggio che si cela dietro i suoi oscuri versi?
Questa notte mi è apparsa in sogno proprio lei: Melpomene, la Musa della poesia tragica, e mi ha apostrofato: “Luciano, Eschilo e Sofocle ti hanno visto passeggiare (come vuole Conte) su e giù per il giardino e per il corridoio di casa ed hanno pensato che cercassi un piede. Ho spiegato loro che sei negato per qualsivoglia forma d’arte sia figurativa sia poetica, ma Eschilo e Sofocle hanno insistito: Non vedi? Ci terrebbe tanto… Perché non lo aiuti?”
Penso: <Ma che gentili!>, e dico: <Se proprio Eschilo e Sofocle insistono, e se tu, o Diva, mi aiuti (però mi aiuti tanto) si potrebbe concepire una sana trilogia tragica, come ai bei tempi di Atene: Nella prima tragedia il vaticanosecondo. Nella seconda il post-concilio. Nella terza (un tema da far apparire la Götterdämmerung il Crepuscolo degli dei wagneriano un’operetta allegra alla Franz Lehàr) Bergoglio e Pachamama. Per il dramma satiresco dovrei pensarci un po’, magari qualcosa riguardo a Conte e ai pentastellati si potrebbe trovare.>
E Melpomene “Apprezzo il tuo entusiasmo, ma per aiutarti in un’opera simile dovrei annullare tutti i miei altri impegni per parecchi anni. Non allarghiamoci troppo. Suggerirei qualche terzina, magari ti potrebbe aiutare Dante.”
Ma da dietro si sente: - Non per malvolere, Melpomene, ma l’hai detto tu stessa che Luciano è negato: le terzine sono troppo difficili per lui. Ed io sono pure impegnato con il settimo centenario del 2021, più di tanto non potrei seguirlo. –
E Melpomene “Allora, Luciano, potresti comporre qualche sonetto. Che cosa ne dici?”
Prima che possa rispondere, da dietro si sente Giosuè Carducci, che, mentre sorseggia il suo olio di ricino quotidiano (confessatosi e ricevuti i Sacramenti in punto di morte alla faccia dei suoi compagnucci massoni, non ha tuttavia ancora finito di purgarsi), ribatte: - Non gli fate rovinare il mio amato breve ed amplissimo carme. Mi spiace, ma non ho neppure modo di aiutarlo, poiché il prossimo anno cadono pure i 150 anni dei miei Levia Gravia, e me ne devo occupare tra un olio di ricino e un Confetto Falqui. Per Luciano ci vuole qualcosa semplice semplice. –
Allora Melpomene conclude: “Facciamo così: domattina, quando ti svegli, butti giù qualche verso a rima baciata. Poi, appena posso, io o qualcuno di questi signori passiamo a darci un’occhiata.”
<Molte grazie, Siete tutti molto gentili. Vedrò di non deludervi.>
Stamani al risveglio seguo a puntino le indicazioni ricevute e, in onore della personalità più nobile di questo momento storico, ispirato dalla Musa, quasi direi come la Pizia da Apollo in Delfi, scrivo di getto ben sette versi:
Stamani al risveglio seguo a puntino le indicazioni ricevute e, in onore della personalità più nobile di questo momento storico, ispirato dalla Musa, quasi direi come la Pizia da Apollo in Delfi, scrivo di getto ben sette versi:
Falsa umiltà, tangibile orgoglio:
è affetto da “erba voglio”.
Un losco imbroglio
l’ha portato al Soglio,
da cui sparge zizzania e loglio:
non è Pietro, bensì scoglio.
Con nostro incommensurabile cordoglio.
Chi sia il protagonista di questi versi, come scrive un mio Amico, è difficilissimo comprendere:
Di nomi famosi ho fatto lo spoglio,
ma dalla mente non spunta germoglio:
ahimè!: quest'enigma non sbroglio!
Luciano LEONE